Islanda 2020 (2/4). Reykjavik: Ritratto di capitale

Una panoramica dei tantissimi luoghi di interesse di Reykjavik: sedi culturali, strade del centro, zone naturali, monumenti e musei. Tante voci quante ne sono riuscita a includere in un lungo, lungo post.

 

Di tutte le capitali nordiche, e con la sola eccezione di Tórshavn (la capitale faroese), Reykjavik è senza dubbio quella che meno somiglia a una capitale nell’accezione tradizionale del termine. È anche notevolmente più piccola e meno popolata delle sue controparti nordiche.

Detto ciò, ho trovato Reykjavik così bella e affascinante per tanti motivi: l’atmosfera vivace e le strade colorate, monumenti interessanti, la vicinanza alla natura, la vicinanza all’oceano…

Okay, non mi metterò a elencare tutte le bellezze di Reykjavik nell’introduzione del post, per cui facciamo che racconto in modo un po’ più ordinato i tanti luoghi di interesse della capitale islandese.

Hallgrímskirkja

Vista dall’ingresso di Hallgrímskirkja

Vista dal Museo Perlan

Vista dal Museo Perlan

 

Hallgrímskirkja

Hallgrímskirkja è sia la chiesa più grande di tutta l’Islanda sia uno dei simboli più topici di Reykjavik. La chiesa, che prende il nome dal poeta islandese Hallgrímur Pétursson, si trova in cima a Skólavörðustígur. Da lì domina praticamente tutto il centro.

Lo stile espressionista dà una connotazione ancora più massiccia all’architettura, soprattutto alla facciata, che ricorda qualcosa a metà fra una cascata e un’onda ‘appuntita’.

Da qualsiasi prospettiva e a qualsiasi ora del giorno la vediate, è splendida: se siete in fondo a Skólavörðustígur e guardate in su in fondo alla via, se la vedete la sera, quando è tutta illuminata, o quando siete da qualche parte in città e, guardandovi intorno, vedete il suo profilo svettare nel paesaggio urbano.

La vista dalla torre dev’essere uno spettacolo, nonché un panorama ‘classico’ di Reykjavik. Per questo o quel motivo (o perché era già chiusa o perché era chiusa per la giornata a causa del vento forte) non sono riuscita a salire. Il che vuol dire che ora la torre è… in cima alla mia lista di cose da vedere la prossima volta che mi trovo in città.

 

Sun Voyager (Sólfarið)

Okay, mi aspettavo che la Sun Voyager (Sólfarið in islandese) fosse un monumento molto più gigante. Per questa percezione sbagliata incolpo il fatto che spesso i monumenti famosi vengono caricati di tali aspettative di grandezza che, quando poi uno se li trova davanti, si rende conto che se li era immaginati in qualche modo per nessun buon motivo.

Ciò detto, la Sun Voyager è un monumento bellissimo ed evocativo, uno che non ha bisogno di tante descrizioni o presentazioni, soprattutto se avete la fortuna di vederla come l’ho vista io: al crepuscolo, in piena ‘ora blu’, senza nessuno intorno e avvolta in un silenzio rotto solo dal rumore delle onde e dal vento (ancora) moderatamente forte che soffiava sull’oceano. E, sì, era tanto splendido quanto sembra a leggere queste parole.

La scultura in acciaio risale al 1990, quando il suo autore, lo scultore islandese Jón Gunnar Árnason, vinse un concorso per una scultura all’aperto, organizzato per celebrare il 200° anniversario della città. La scultura si trova accanto a Sæbraut, sul lungomare, e la sua struttura scintillante riflette le luci della città che le sta appena dietro.

Pare che, al contrario di quanto pensano in tanti e nonostante la somiglianza, la Sun Voyager non sia un’imbarcazione vichinga. Anzi, vuole rappresentare una barca da sogno, un’ode al Sole.

Il punto in cui si trova offre una vista bellissima del lungomare, della Sala Concerti Harpa (che, se guardate il mare, è sulla vostra sinistra, solo poco più avanti sempre in Sæbraut) e la magnifica catena montuosa Esja, per me una fra le viste più spettacolari e ipnotiche di Reykjavik.

 

Sala Concerti e Centro Conferenze Harpa

Anche il centro Harpa non passa inosservato nel paesaggio urbano. Inaugurato nel 2011 come sede di eventi musicali e conferenze, gode di una posizione alquanto scenografica: affacciato sull’oceano e nel cuore della città. La sua architettura fa già abbastanza effetto da fuori, grazie alla facciata in vetro che si illumina di tutti i colori quando fa buio.

Questa prima impressione non passa neanche quando superate le porte scorrevoli dell’ingresso e cominciate a far caso agli elementi che ne compongono gli ariosi interni: il foyer, la scalinata principale, i negozi e bar/ristorante al piano terra e, ultimo ma non per importanza, il soffitto scintillante e multicolore, che dà quasi l’idea che un soffitto proprio non ci sia.

Benché il centro Harpa non sia una biblioteca, l’atmosfera d’insieme mi ha ricordato un po’ la Biblioteca Oodi di Helsinki e il Diamante Nero di Copenaghen. L’Harpa, pur svolgendo egregiamente le sue funzioni prime (appunto, musica e conferenze), va oltre e diventa una sede di cultura nell’accezione più ampia del termine. È un luogo talmente legato alla città che le loro radici si incontrano e intrecciano sottoterra e non si riesce più a distinguerle. Il luogo di cultura è parte integrante del paesaggio urbano. Posti così sono speciali.

Il sito ufficiale dell’Harpa spiega il significato del nome: ‘un’antica parola islandese che si riferisce a un periodo dell’anno e, anzi, indica un mese nell’antico calendario nordico [il primo mese estivo, fra metà aprile e metà maggio]’, così come lo strumento musicale che ne ricorda il nome.

 

Le strade del centro

Okay, il centro di Reykjavik non è grande. E per ‘non grande’ intendo non grande. È un groviglio raccolto di strade adiacente al lungomare. Si estende più o meno fra il Vecchio Porto (vedi paragrafo dedicato), il Lago Tjörnin (idem), Hallgrímskirkja e il centro Harpa.

Il centro di Reykjavik è vivace, vibrante e colorato. Laugavegur, la strada principale del centro, è fiancheggiata da decine di ristoranti, bar e caffè di tutti i tipi, uno più interessante dell’altro. Fra questi vi sono anche il Downtown Cafe, dove potete ordinare buonissime zuppe servite nel pane, e il ristorante Pho Vietnam, dove per la prima volta ho mangiato il pho vegano, finalmente. (Sono vegetariana – non vegana – e amo il cibo vietnamita.)

Sia in Laugavegur sia nelle vie attigue ci sono anche un sacco di negozi che tecnicamente sono ‘negozi di souvenir’, ma in realtà, oltre ai classici articoli di cui turisti e visitatori di solito non possono fare a meno (calamite, portachiavi, cartoline e così via), tutti hanno una sezione dedicata ai maglioni tradizionali.

I maglioni tradizionali in lana si chiamano ‘Lopapeysa’ in islandese, sono realizzati a mano e sono caratterizzati da motivi ricorrenti. Li amo tutti, ma non ho ancora un lopapeysa tutto mio. Ero a tanto così dal comprarne uno a un certo punto ma, anche se era in sconto, non potevo proprio permettermi la spesa.

Skólavörðustígur

Skólavörðustígur

Quanto a via Skólavörðustígur, l’asfalto è interamente coperto dei colori dell’arcobaleno. Anche lì troverete diversi bar e negozi interessanti, nonché, in cima alla via, Hallgrímskirkja in tutta la sua possenza.

Va da sé che nel centro di Reykjavik ci sono alcuni dei principali monumenti della città:
– la Cattedrale, dalla struttura così bianca e pulita che sembra quasi finta. Se uno non sapesse che è la cattedrale, non ci scommetterebbe, perché punterebbe tutto su Hallgrímskirkja;
– il Municipio (Ráðhús), che gode di una posizione super scenografica, affacciato sul Lago Tjörnin. È una struttura notevole, eppure sobria: ariosa, leggera e luminosa;
– la casa in lego più antica di Reykjavik, al n. 10 di Aðalstræti. Costruita nel 1762, quando la capitale islandese era solo un villaggio, la casa ha riaperto come museo nel 2018.
– il palazzo del Governo (Stjórnarráðshúsið) in via Lækjargata. L’edificio, prima usato come prigione, ospita oggi l’ufficio del Primo Ministro;
– il palazzo del Parlamento (Alþingishúsið) in Piazza Austurvöllur. Ospita il parlamento islandese (Alþingi in islandese), che, fra l’altro, è il più antico parlamento esistente al mondo.

Reykjavik. Palazzo del Governo

Palazzo del Governo

Cattedrale di Reykjavik

Cattedrale

Aðalstræti 10

Aðalstræti 10

Monumento al Burocrate Ignoto

Monumento al Burocrate Ignoto

Ho trovato particolarmente curioso il Monumento al Burocrate Ignoto, opera di Magnús Tómasson. La statua ritrae il funzionario pubblico medio mentre va al lavoro. Si tratta di una figura ordinaria: indossa un completo e, 24 ore in mano, sembra dirigersi verso il Municipio. Solo che, al posto del torso e della testa, ha un blocco gigante di basalto, la roccia vulcanica di cui è formato il 90% del paese. La scultura, in effetti, sembra davvero un omaggio all’impiegato pubblico medio, ma non riesco a escludere del tutto una componente satirica di fondo. Quel che so per certo è che mi ci sono imbattuta per caso una sera mentre passeggiavo lungo il lago e, col fatto che non c’era nessuno in giro, lì per lì mi ha fatto prendere un colpo!

Ultimo ma non ultimo consiglio: tenete d’occhio la street art. Mentre camminate lungo Laugavegur, fate caso a tutti gli edifici che superate, perché è lì che avrete più probabilità di trovare graffiti davvero, davvero notevoli. Per vederli tutti dovrete probabilmente fare su e giù per la via più di una volta, ma non preoccupatevi: lo farete comunque, perché c’è un sacco da vedere!

Via Ánanaust

Laugavegur e dintorni

Laugavegur

Reykjavik centro (sinistra) e Vecchio Porto (destra)

 

Il lago Tjörnin

Sì, a Reykjavik c’è un lago proprio nel cuore della città. Sì, è molto pittoresco e vorrei tantissimo vederlo in estate!  Mi ha ricordato un po’ Stavanger: anche lì Breiavatnet è proprio adiacente al centrocittà.

I laghi ghiacciati hanno un certo fascino e io mi lascio trasportare molto facilmente. Credo, però, che Tjörnin (il cui nome, ironia della sorte, vuol dire ‘lago’ in islandese) dia il meglio di sé nella stagione estiva, quando è più facile sfruttare al meglio le possibilità che offre, nonché godere di bellissime viste della città.

Io, di sicuro, non sono riuscita ad apprezzarlo appieno. Quando ci sono arrivata, la nevicata ghiacciata che andava avanti da un paio d’ore non si era ancora attenuata. Non si vedeva dove finiva la sponda e dove iniziava il lago, perché la neve fresca ne copriva interamente la superficie. C’era poca visibilità e faceva davvero freddo. Io, poi, ero sia zuppa sia esausta dopo la camminata fino a Seltjarnarnes, per cui non ce la facevo più a stare in giro.

La sera dopo, mentre facevo un giro in centro, mi sono ritrovata a passare accanto al Tjörnin quasi per caso. C’era buio, non c’era nessuno e, nel completo silenzio, si sentivano solo i tanti gabbiani, cigni e papere che d’abitudine popolano il lago.

 

Il Vecchio Porto

Anche qui non sono riuscita a restare per tanto, perché c’era già buio quando ci sono arrivata e diversi luoghi di interesse che si trovano lì erano già chiusi.

Di recente il Vecchio Porto, che nella sua struttura originaria risale a inizio Novecento, è diventato un punto di riferimento per la città. Potete semplicemente fare un giro lungo il porto o scegliere qualcuna delle attività che offre. Al Vecchio Porto ci sono infatti il Museo Marittimo (Sjóminjasafnið), tour operator che organizzano giri in barca, servizi di noleggio biciclette.

Va da sé che anche lì trovate una buona dose di bar e ristoranti, fra cui la gelateria  (che questa volta non ho avuto modo di provare) e Kaffivagninn, il caffè-ristorante più vecchio di Reykjavik, che consiglio decisamente di provare: non c’è il rischio che la sua atmosfera raccolta e le sue buonissime torte vi lascino delusi!

 

Elliðaárdalur, o La natura in città

Elliðaárdalur appartiene alla categoria dei luoghi urbani che non ti aspetti. Questa zona naturale prende il nome dal fiume Elliðaár, che attraversa la valle. Elliðaárdalur si trova a circa 5 km dal centro città; ci si arriva in circa 15 minuti con i mezzi pubblici, mentre a piedi potrebbe volerci fino a un’ora.

Ovviamente una volta che ci arrivate vi sembrerà di essere lontani anni luce da tutto ciò che è urbano. L’impressione aumenta se andate a piedi, perché l’ultimo tratto di strada pedonale passa sopra e accanto a uno stradone trafficato. Una volta che fate il sottopasso da cui si entra a Elliðaárdalur, tutti i suoni saranno ovattati e l’unico rumore sarà quello del fiume che scorre accanto al sentiero.

Per il resto ci sono solo foreste di pini, altri sentieri che attraversano il bosco e ponticelli che attraversano il fiume in diversi punti.

Per ora posso solo immaginare quanto la valle sia verde e rigogliosa in estate. Posso dire con certezza che, a metà gennaio e sotto una coltre di neve fresca, Elliðaárdalur si avvicina molto alla traduzione letterale di ‘meraviglia invernale’.

 

Il Museo Perlan

Il Museo Perlan (letteralmente ‘La Perla’) è uno dei più grandi e vari di Reykjavik. Si trova in cima alla collina di Öskjuhlið.

Quando vado in una città per la prima volta, di solito cerco di andare in giro e passare più tempo possibile all’aria aperta. Magari scelgo un museo particolarmente topico da visitare mentre mi trovo lì. A Reykjavik ho scelto il Perlan e ne sono molto felice. In effetti, se siete a Reykjavik non potete perdervelo.

Il Perlan vi regalerà ‘l’esperienza islandese a tutto tondo’. La collezione permanente, ‘Forze della Natura’, comprende diverse sezioni su specifici aspetti del territorio del paese: vulcani, energia geotermica, ghiacciai, fauna, acque e così via.

Ogni stanza include modelli o riproduzioni a grandezza naturale dell’elemento o fenomeno naturale che approfondisce. Per esempio, nella stanza dedicata a Fuoco e Vulcano potrete sedervi su una panchina a forma di Islanda e guardare un breve documentario sull’attività vulcanica sull’isola. Preparatevi a sentire la panchina tremare e a vedere le luci andare a intermittenza prima dell’eruzione del vulcano!

Museo Perlan

Museo Perlan

Perlan. Ice cave

Perlan. Grotta di ghiaccio

Durante il percorso di visita avrete anche l’opportunità di attraversare una vera grotta di ghiaccio: circa 100 metri di tunnel scavati nella neve islandese. Ricordatevi di prendere uno dei cappotti nelle ceste all’ingresso: la temperatura nella grotta è -10°!

Oltre alla mostra centrale, potete anche assistere allo spettacolo ‘Áróra – Northern Lights Planetarium Show’, che riproduce fedelmente il fenomeno dell’aurora boreale. (Non l’ho visto di persona, perché vedrò l’aurora solo se e quando la vedo davvero.)

Il Museo Perlan è noto non solo per le sue super fantastiche collezioni. Intanto, la sede stessa è a dir poco notevole. Il complesso venne costruito come bacino idrico e solo negli anni Novanta fu convertito in edificio a uso pubblico. Sono andata al Perlan a piedi dalla mia guesthouse di prima mattina la domenica. C’era buio, non c’era in giro nessuno e soffiava un vento forte. Dalla strada principale l’edificio sembrava una navicella spaziale appena atterrata in cima alla collina, illuminata di rosso e con una luce a fascio in corrispondenza dell’osservatorio.

Terrazza del Museo Perlan

Vista dalla terrazza del Museo Perlan

Vista dal Museo Perlan

Vista dal Museo Perlan

Vista dal Museo Perlan

Dall’ultimo piano, dove trovate anche il negozio di souvenir e il caffè-ristorante, si accede anche alla terrazza all’aperto, da cui si gode una vista a 360° di Reykjavik. (Non sono uscita sulla terrazza e, ancora una volta, è stato per colpa dei venti forti e dei cartelli di ‘pericolo’ accanto ai tornelli vicino all’uscita.)

Il Perlan, infine, è anche il punto di partenza ideale per una passeggiata attraverso i boschi della collina di Öskjuhlið e poi fino alla spiaggia geotermale di Nauthólsvík. Ma questa è un’altra storia, una di cui scriverò più in dettaglio nel prossimo post.

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