Alla Sig.ra Marie S.,
che dorme nel letto centrale della stanza 8 al sesto piano dell’ospedale Bohunice di Brno e
a cui auguro di tornare a casa quanto prima –
E a mia nonna
15 nov 2018. Guardo la signora anziana che occupa il letto accanto al mio. Chissà da quanto tempo è qui. Mi dicono che ha sei costole rotte. Non oso immaginare il dolore che prova.
Dal mio letto la vedo di spalle. Mi ricorda un po’ mia nonna. È lì seduta come ad aspettare che il tempo passi, che finisca un altro giorno, che arrivino qualcosa o qualcuno che ha perso di vista e non sa più dove trovare.
Quando sono arrivata nella stanza intorno alle due di oggi pomeriggio dormiva. Circa un’ora dopo si è svegliata e si è messa a sedere.
Più tardi, quando sono uscita dalla stanza, era seduta sul letto. Quando ci sono tornata un paio d’ore dopo, l’ho trovata come l’avevo lasciata: ancora seduta sul letto. Sembrava che nella stanza il tempo si fosse fermato. È stata lì ancora un pochino, poi si è rimessa a dormire.

BrnoonSeries #368. Silence behind the window pane [Silenzio dietro il vetro]
Mi chiedo cosa le sia passato per la testa in tutte quelle ore passate lì a guardarsi intorno. A qualcosa deve aver pensato, come si fa a non pensare a niente?
Sembra così piccola. Sembra anche un po’ sola. La guardo mentre si versa un bicchiere di tè, cercando disperatamente di impedire alla sua mano tremante di rovesciarlo sul comodino.
Dov’è la sua famiglia? Dove sono i suoi figli, le sue figlie, i suoi nipoti? Perché non sono qui? L’orario visite è dalle 14 alle 18 e sono già le quattro. Forse la vengono a trovare dopo il lavoro? Mi viene da pensare che sia vedova: indossa la fede, ma non c’è traccia di suo marito.
A un certo punto la signora dice alla ragazza in stanza con noi che è venuta a trovarla un figlio. Dev’essere venuto mentre io ero fuori in corridoio. Ma avrà qualcun altro? O è proprio vero che, man mano che si diventa anziani, si perdono le persone lungo la via e la solitudine della vecchiaia esiste per davvero, ma siamo tutti troppo miopi, troppo egocentrici per vedere la fatica con cui tanti anziani si confrontano ogni giorno? E forse la capiremo solo se e quando succederà a noi?
L’altra sera ho preso il bus dalla stazione per tornare a casa dopo un concerto in un bar. Mentre ero in piedi sul bus ad aspettare che partisse, mi è caduto l’occhio su una signora anziana seduta sotto la pensilina della fermata. Faceva freddo. La signora aveva su un paio di scarponi ed era avvolta in un cappotto pesante.
Sembrava indossare vestiti abbastanza caldi. Poi ho notato che aveva accanto a sé una grande sporta di plastica e stava dormendo. Ho pensato che fosse una senzatetto, una dei tanti senzatetto che popolano le notti di Brno nella zona della stazione ferroviaria.
Perché dorme su una panchina alla stazione e non in un letto caldo e accogliente a casa sua? Le manca non averlo? O ha scelto lei di vivere per strada? E se non l’ha scelto, cos’ha fatto per meritarselo? Se mai esiste qualcuno che se lo merita.
Come può non avere nessuno? Come può non esserci almeno qualcuno che non sopporta l’idea che lei passi la notte su una panchina in zona stazione? E non perché è troppo brilla per star sveglia dopo aver bevuto con i suoi amici, ma proprio perché non ha un altro posto in cui andare.

#BrnoPortrait #39. Unfamiliar window [Finestra sconosciuta]
La signora anziana nella mia stanza è di nuovo seduta sul letto. Ha dormito un pochino e ora si è svegliata. Sta mangiando un budino al cioccolato. La vedo ancora solo di spalle dal mio letto.
Nella luce fioca della stanza sembra così fragile e piccola. Mi ricorda ancora mia nonna quando, gli ultimi mesi prima di andarsene, era piccola e gracile come un fiore delicato esposto al vento. Aveva le spalle così strette, le mani così piccole, e i suoi occhi a fatica riuscivano a contenere tutto il dolore che provava, tanto che a volte doveva piangere per farne uscire un po’. Sperava così di sentirsi meglio. Invece il dolore era sempre lì.
La signora si è versata ancora un po’ di tè. È lì che fissa il bicchiere come uno che non ha ancora deciso se bere o no. Ma alla fine beve: deve prendere le pastiglie della sera, per cui le serve un po’ di tè per mandarle giù.
Forse domani starà meglio.

#BrnoPortrait #40. The longest corridor [Il corridoio più lungo]