Storia di come ho scoperto che l’aeroporto di Torp chiude di notte, ma solo dopo esserci arrivata per passarci la notte. I tentativi di trovare un riparo sono stati complicati dalla mancanza di contanti e dal fatto che la carta di credito ha smesso di funzionare proprio quando ne avevo più bisogno. Che notte!
Volevo solo arrivare all’aeroporto di Torp il prima possibile, ritagliarmi uno spazietto sul pavimento della sala partenze e dormire.
La giornata era stata infinita. Ero stata in giro per il centro e poi ero andata al Parco Vigeland, che si è rivelato uno dei parchi di sculture più incredibili di sempre. Poi mi ero persa per tornare in centro avevo dovuto fare da Bygdøy allé alla Fortezza di Oslo a piedi.
Ero a pezzi. Ormai sognavo di sedermi sul bus per l’aeroporto.

Lo splendido Parco Vigeland e un cielo carico di nuvole

Oslo, Bygdøy allé
Sono arrivata all’aeroporto di Torp verso le 22.30. Appena entrata, ho notato che era stranamente molto silenzioso e tranquillo, ma al momento non mi è parso strano più di tanto. Poi però ho sentito che un impiegato diceva a un collega: ‘Sì, no, ma adesso facciamo andare via tutti’.
Eh?
Sono corsa a cercare qualche indicazione sulle porte trasparenti all’ingresso. Oh no. L’aeroporto di Torp chiude all’una e riapre alle 4.30 (o forse erano le 5.00, ma non è questo il punto).
Oddio.
Rincorro il tizio che avevo sentito parlare. ‘Scusi, ho appena scoperto che l’aeroporto di Torp chiude stanotte. Ho il volo presto domattina e non so dove dormire, sa se ci sono hotel/motel/ostelli/qualsiasi cosa dove io possa andare? Daii sìì? Dì che c’è. Dì che c’è.

Stranden e, in lontananza, il Municipio di Oslo
‘Guardi c’è un motel a circa un chilometro da qui. Oppure puoi dormire sulle scale del parcheggio laggiù’.
Ci ho pensato un attimo, davvero. Ma l’opzione parcheggio non era contemplabile. Ero distrutta dalla notte prima in treno e le ore infinite a zonzo per Oslo. Volevo dormire. E quel parcheggio aveva l’aria di essere un po’ poco sicuro, anche per i miei non-esageratamente-alti standard. Vada per il motel, mi piace. Nei motel ci sono i materassi e si dorme sdraiati. Ora mi serve un taxi.
Scoperto il nome del motel, sono uscita dall’aeroporto. Prima di avvicinarmi a un taxi, ho controllato il portafoglio. Contanti finiti. Ops. ‘Scusi, devo andare a questo motel, ma non ho contanti, posso pagare con la carta?’. Ovviamente no, solo contanti. (Ho fermato l’unico taxi norvegese senza pos.)
Devo prelevare. ‘Là c’è un autogrill, ti porto lì, così prelevi alla cassa. Poi ti porto al motel’. Mi piace il tuo spirito.
‘Mi spiace, la transazione non è andata. Vuole riprovare?’. Come. ‘Ahem, sì, no, cambiamo carta.’
‘Mi spiace, non va neanche questa’.
Come non va. AAAH.

Oslo, vista dal Teatro dell’Opera
Mi ci è voluto qualche minuto per capire cosa stesse succedendo. Tornata dal tassista, gli ho confessato che doveva esserci stato qualche problema tecnico con le carte (che poi ho scoperto esserci stato davvero) e non avevo contanti per pagargli la corsa. Qualche secondo di silenzio, poi mi ha detto: ‘Dai non fa niente, ti ci porto lo stesso’.
Io ti voglio bene, chiunque tu sia.
‘Che poi, se non vuoi pagare per la stanza, puoi chiedere in reception di metterti su un divano nella hall. Così non devi pagare una corona.’
Ti voglio veramente tanto bene.
Dopo aver messo insieme due parole per ringraziarlo quelle quindici volte buone, sono scesa dal taxi. Ho fatto davvero come mi ha detto lui: ho chiesto di poter restare qualche ora lì in una poltrona nella hall. ‘Certo, senza problemi’, mi ha detto la signora in reception. ‘Vuoi dell’acqua? Se ti serve, il bagno è là’.
Ahh voi norvegesi.

È solo un tramonto come un altro a Oslo
Ho chiesto se poteva chiamarmi un taxi per le 4.30. le ho spiegato anche il problema delle carte. È saltato fuori che una era stata bloccata temporaneamente dall’ostello quando ho pagato all’arrivo. L’altra ha funzionato, così sono riuscita a farmi dare abbastanza contanti per pagare il taxi del mattino e la colazione. Abbiamo fatto finta che io pagassi 200 corone con la carta, poi lei me le ha date in contanti.
Sono anche riuscita a dormire un’intera ora e mezza, una volta sistemato il tutto e con il sonno che avevo. Poi sono arrivata all’aeroporto di Torp in tempo per far colazione e prendere il mio aereo per Orio.
Non mi scorderò mai la generosità più pura che tutte le persone che ho incontrato hanno dimostrato nei miei confronti quando non sapevo che fare. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Si dice così, no?
Ah, e poi, casomai non lo sapeste, l’aeroporto di Torp non resta aperto 24 ore su 24.