Sentimento religioso a parte, la Kiev religiosa merita attenzione. Le cupole a cipolla delle sue chiese sono una delizia per gli occhi.
2 set 2017. Non sapevo cosa aspettarmi da Kiev (o, se è per quello, dall’Ucraina in generale). Così ho pensato che la cosa più saggia fosse non aspettarmi niente.
Anche se ho trascorso pochissimo tempo nella capitale, posso certamente dire che Kiev è tante città in una e mettere insieme un ritratto fedele delle sue mille sfaccettature richiederebbe un soggiorno ben più lungo rispetto ai miseri due giorni che abbiamo potuto passarci noi.
A prescindere dal grado di fede di ciascuno, la Kiev religiosa richiede un certo livello di attenzione. In effetti, la nostra prima mattinata in città ha coinvolto diverse chiese. Siamo ovviamente partite dalla via chiamata Andriivskij uzviz (Андріївський узвіз), zona strategica in cui si trovava il nostro ostello.

Andriivskij uzviz
Prendete la strada in salita e continuate fino alla cima. Può darsi che vi ci voglia un po’ ad arrivare su: la via ha tanto da offrire e le sue distrazioni potrebbero distrarvi. Fidatevi, ne vale la pena. Mentre salivamo, la luce del mattino era quasi color argento e tutto, tutto sapeva di bello, colorato e aveva un aspetto ‘di strada’ e artistico: bar, caffè (uno proprio accanto al Museo di Bulgakov), bancarelle di abiti tradizionali fatti a mano, e negozietti.
Il tasso artistico aumenta verso la cima della strada. Lì questa si divide e Aleya Khudozhnykiv (Алея художникiв) ha l’aspetto di una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto, in cui ogni pittore ha il suo tratto di muro su cui esporre i propri lavori.
Cattedrale di Sant’Andrea
In cima alla strada si trova anche la maestosa Cattedrale di Sant’Andrea (Андрiївська церква), che sovrasta il quartiere di Podil. La chiesa è giustamente un punto di riferimento assoluto a Kiev e in Ucraina: le sue cinquanta sfumature di blu e oro brillano al sole durante il giorno e sono illuminate ad arte quando c’è buio.
Non sono un tipo religioso, come ho ribadito più volte, né sono particolarmente appassionata di architettura religiosa. Di alcuni edifici, però, non si può che riconoscere la bellezza unica e straordi-naria che li caratterizza. Sant’Andrea è uno di questi. Sugli interni non mi posso esprimere: non si poteva entrare, poiché la chiesa era in ristrutturazione.
L’esterno, però, è veramente di una bellezza unica e straordinaria. Costruita in cima a una collinetta erbosa (che, a quanto pare, minaccia la stabilità delle fondamenta), ha cupole color ottanio che sembrano coperte di velluto e ‘bottoni dorati’ lungo la superficie. Le linee rette della costruzione sono in netto contrasto con la collina sottostante e il profilo delle cupole.
Fatte le scale che portano all’ingresso, prendetevi qualche minuto per fare il giro intorno alla chiesa.
Dalla balconata sulla destra c’è una vista spettacolare. Se poi ci capitate in una bella giornata, con il sole e il cielo azzurro, vedrete tutto: i ponti di Kiev, lo skyline, le acque del Dnepr e i suoi tanti isolotti. Esatto, wow.
Monastero dorato di San Michele
Scese da Andriivskij uzviz, siamo andate verso il centro. Siamo passate davanti al Ministero degli Esteri, i cui forma ad anfiteatro, colonne massicce e bandiere scolpite a bassorilievo difficilmente passano inosservati.
Se guardate l’austera facciata dell’edificio, però, già vedrete un pezzo del Monastero dorato di San Michele (Михайлівський золотоверхий монастир).
Quello era ovviamente anche la nostra tappa successiva.
Il monastero risale al Medio Evo, ma ha subito interventi successivi, finché non venne distrutto negli anni Trenta, in piena epoca sovietica. L’aspetto attuale è il risultato di una recente ristrutturazione svoltasi nei primi anni Duemila.
Come si intuisce dal nome, il complesso è noto soprattutto per le sue cupole dorate a cipolla, inconfondibili anche da lontano.
Il blu fiordaliso degli esterni, però, è quello che mi ha colpito di più. Lo fa sembrare una casa di marzapane tipo quella delle fiabe. Non a caso, è un altro punto di riferimento fra i più importanti di Kiev e dell’Ucraina.
Non avendo tempo di esplorare gli interni (il museo nel campanile e il refettorio), ci siamo accontentate di fare un giro fuori e ammirare la perfezione dell’architettura e la decorazione delle finestre. Il monastero è veramente un’opera d’arte e l’affresco monumentale proprio accanto all’ingresso ne è un promemoria molto efficace.
Verso la Cattedrale di Santa Sofia
Quando uscite dal monastero e siete lì sulla piazza, non vi ci vorrà molto a indovinare la vostra prossima meta. La Cattedrale di Santa Sofia (Собор Святої Софії) si trova in piazza Sofiyska, all’estremità opposta di Volodymyrsky proyizd rispetto a San Michele. Dal monastero alla catte-drale è proprio una breve passeggiata.
Ci siamo imbattute nel Monumento alla Principessa Olga , dove la principessa di Kiev (Olga, ovviamente) se ne sta, fiera e severa, in piedi su un podio insieme a Sant’Andrea (alla sua destra) e Cirillo e Metodio (alla sua sinistra).
Man mano che ci avvicinavamo alla piazza, abbiamo notato che era in corso un evento sportivo apparentemente molto popolare. La zona era colonizzata da una folla di super sportivi. Questi saltavano e danzavano sulle note di musica esageratamente alta, diffusa da altoparlanti distribuiti in modo strategico intorno alla piazza. Su un lato di quest’ultima il monumento dell’eroe militare nazionale Bohdan Khmelnytsky a cavallo osservava paziente la moltitudine di persone.
Superato lo smarrimento iniziale, siamo riuscite a evitare la frenesia del fitness e raggiungere Santa Sofia. Ancora, dato il poco tempo a disposizione, abbiamo preso il biglietto solo per gli esterni.
Il complesso include parecchi monumenti e i giardini. Superare l’ingresso significa entrare in una bolla di quiete e silenzio. La chiesa risale al 1200, come anche i mosaici e gli affreschi. Ha avuto un ruolo chiave anche nella Rus’ di Kiev, soprattutto a livello culturale, visto che ha ospitato anche la prima biblioteca della stessa Rus’ kievana.
Al contrario di Sant’Andrea e San Michele, Santa Sofia ha un aspetto abbastanza sobrio: le sue cupole sono quasi tutte verdi con relativamente poco oro e, qua e là, mattoni a vista. È la torre campanaria che si distingue per la decorazione elaborata e la forma, simile a scatole di varia forma impilate le une sulle altre.
Subito fuori da Santa Sofia abbiamo trovato una struttura piuttosto singolare: una specie di labirinto interamente formato da porte, finestre e ante scardinate. Questo si è poi rivelato essere un progetto del Comitato della Croce Rossa Internazionale, incentrato su una categoria ben precisa di vittime della guerra in Ucraina orientale: i dispersi.
Vagare per il labirinto si è rivelata un’esperienza piuttosto alienante, ma se il progetto aveva quello scopo, l’ha decisamente raggiunto.
Qui non mi soffermerò sull’installazione, ma trovate informazioni e riflessioni aggiuntive in questo post dedicato.
Cattedrale di San Volodymyr
Dopo Santa Sofia, avevamo bisogno di una pausa dalla visita di monumenti religiosi. Così, siamo andate dritte verso piazza Maidan, il vero cuore pulsante della città. (A Maidan è dedicato il prossimo post su Kiev.)
Solo nel pomeriggio l’abbiamo ‘casualmente’ ripresa, quando, lungo Boulevard Taras Schevchenko (бульвар Тараса Шевченка), strada centralissima di Kiev, siamo passate accanto alla Cattedrale di Volodymyr (Патріарший кафедральний собор св. Володимира) e, ovviamente, ci siamo fermate a visitarla.
San Volodymyr è relativamente recente (risale a fine Ottocento) e probabilmente non è la chiesa più rappresentativa di Kiev – colpa (anche) degli altri complessi religiosi di cui ho parlato finora.
La sua architettura, però, è obiettivamente perfetta e gli interni, che combinano influenze Art Nouveau, decorazione in oro e luci calde e tenui, sono davvero interessanti, bellissimi ed evocativi.
Pecherska Lavra
4 set 2017. Sì, 4 settembre. È il giorno in cui ho visitato la Pecherska Lavra (Києво-печерська лавра) e, sì, me lo ricordo molto bene. Perché? Beh, perché è stato… come dire? Intenso, ecco com’è stato.
La Pecherska Lavra, che è anche una delle Sette Meraviglie dell’Ucraina (come, del resto, Santa Sofia), è un monumento religioso, storico e culturale di straordinaria importanza. La Lavra, il cui nome letteralmente significa ‘Monastero delle grotte di Kiev’, è un monastero cristiano ortodosso fondato nel Duecento e ancora attivo, con diverse decine di monaci residenti al suo interno.
Da lontano il complesso sembra una ‘cittadella’ situata in collina in mezzo al verde e affacciata sul fiume. La Lavra copre un’area abbastanza estesa e include diversi edifici, monumenti e grotte (da cui il nome di ‘monastero delle grotte’). Non avrebbe molto senso se mi mettessi a fare un elenco di tutti, visto che:
– ne dimenticherei qualcuno;
– onestamente non li conosco tutti per nome;
– Non siamo entrate in nessuno degli edifici. Perché? Perché i jeans che avevamo erano appena sopra il ginocchio e non vi lasciano entrare se non siete abbigliati in modo consono.
La maggior parte degli edifici della Lavra ha alcune caratteristiche in comune: l’architettura bianca e verde, una o più cupole dorate che brillano al sole e uno o più fedeli e/o pellegrini nei pressi dell’ingresso.
L’atmosfera è fra le più solenni, austere e reverenziali che abbia mai visto: nell’aria aleggia quasi una sorta di silenzio surreale. La Lavra è un’‘attrazione’ turistica, eppure, mentre giravamo per i suoi vialetti e le sue stradine, credo di aver visto più frequentatori abituali che turisti
Qua e là per la strada abbiamo anche incrociato qualche ‘pia donna’ guardarci un po’ male (alcune male ‘alla Black Mirror’, in modo abbastanza inquietante). Il nostro abbigliamento era probabilmente un po’ troppo informale per gli standard della Lavra, per cui abbiamo fatto la figura delle irrispettose.
A nostra discolpa, posso dire che il grado di religiosità che ‘riempie lo spazio’ nella Lavra ci ha colto del tutto impreparate. Non ce l’aspettavamo.
Eppure, battute a parte, è stato in un certo senso affascinante vedere manifestazioni di così grande devozione negli occhi, gesti e atteggiamenti di tante persone che abbiamo incrociato. Dava l’impressione di essere qualcosa di ordinario e abituale per loro, qualcosa che uno ha interiorizzato al punto da non rendersi conto di averlo.
Se siete praticanti (o appassionati di architettura), in giro per la Lavra potreste passarci anche tutto il giorno. Se non siete religiosi, potreste comunque passarci più tempo di quanto inizialmente pre-visto, soprattutto se vi perdete e non trovate l’uscita – che, ovviamente, è esattamente quel che ci è successo quando abbiamo deciso di andar via.
Alla fine abbiamo trovato un’uscita ‘secondaria’ sul lato opposto all’ingresso da cui eravamo entrate. Non avevamo idea di dove fossimo, ma ci siamo ritrovate lungo il fiume ed era tutto molto bello e rinfrancante.
La Lavra è stata l’ultimo dei monumenti religiosi che abbiamo visto a Kiev – che, come avrete capito, sono stati tanti. Ecco perché ho pensato di parlare della controparte ‘mondana’ della città in un post a sé.
Subito dopo il capitolo Lavra c’erano solo due risposte a qualsiasi domanda potessimo avere: una panchina e un gelato.