Ucraina 2017 (3/10). Primo sguardo a Kiev

Come arrivare dall’aeroporto di Boryspil in centro e come ordinare la cena al ristorante e sentirsi come Jonathan di Ogni cosa è illuminata. Succede a Kiev!

 

1° set 2017. Vorrei poter dire che riuscirò a condensare 48 ore di Kiev in un solo post. Invece no, non ci provo neanche a dire una cosa del genere.

Siamo partite da Budapest e atterrate all’aeroporto Boryspil intorno alle 18 dopo un volo super tranquillo (2 ore e 40 di sonno profondo, altro che tranquillo). Mentre andavamo alla fermata del bus, c’era già la classica aria di fine pomeriggio che colora tutto di giallo dorato.

Non mi soffermerò sul viaggio in bus in sé, su quanto sia stato a tratti ‘emozionante’ e su quanto il bambino proprio dietro di noi abbia urlato in modo veramente non normale Tutto. Il Tempo. Né sa-premo mai la causa di tanta disperazione. Fra l’altro, eravamo sedute proprio davanti e, a un certo punto, quando abbiamo attraversato un ponte sul Dnepr, ho visto di sfuggita lo skyline di Kiev dal finestrino. ‘Siamo veramente in Ucraina’, ho pensato.

Quasi un’ora dopo (incredibile ma vero, nonostante l’ora di punta il traffico era quasi ragionevole), siamo arrivate alla stazione.

Kiev. viaggio in bus dall’aeroporto alla stazione

Kiev, stazione

Da lì abbiamo preso la metro, ma neanche su quella mi soffermerò più di tanto. Nomino solo la signora di mezza età che non ci credeva proprio che dall’Italia fossimo andate fino in Ucraina. Abbiamo provato a spiegarle che in realtà viviamo in Repubblica Ceca, quindi tutto sommato non abbiamo fatto la traversata oceanica, ma non c’è stato verso di far passare il messaggio. È stata comunque super gentile e interessata a quello che facevamo. È stato un po’ come quando salivamo a bordo dei treni di terza classe mentre eravamo in Russia e i passeggeri ci sentivano parlare italiano (o inglese) e volevano sapere tutto di te, del tuo paese, della mafia, di Roma e di ma-cosa-sei-venuto-a-fare-in-Russia-per-l’amor-di-Dio?

Il nostro ostello era poco lontano da piazza Kontraktova (Контрактова площа), su per Andriivskyi uzviz (Андріївський узвіз). Siamo arrivate di venerdì sera e la piazza era gremita di giovani che suonavano e facevano serata. Era anche piena di bancarelle per il mercato/fiera del weekend. Il che non ci aiutava molto a orientarci, una volta uscite dalla metro. Un’altra signora di mezza età carica di borse della spesa ci ha praticamente preso per mano per mostrarci come arrivare alla nostra via. Tanta è stata la sua gentilezza.

Kiev, piazza Kontraktova

Dopo aver lasciato gli zaini in ostello, ci siamo precipitate verso Kontraktova. Morivamo di fame e avevamo visto che lì c’erano diversi ristoranti. Ne abbiamo scelto uno, abbiamo afferrato il menu e in un attimo eravamo pronte a ordinare la cena. L’unica cosa vegetariana sul menu era un’insalata, ma andava bene: un’intera cosa vegetariana, wow!

‘Prendo anche una porzione di patate, di qualsiasi tipo, grazie’, ho detto alla cameriera.

‘No, le patate le serviamo solo con la carne’, mi ha risposto, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

‘Ahh, ma… tipo, non può prendere le patate ma non la carne?’, ha provato a chiederle Bobby.

‘No’.

Quando uno legge e/o guarda Ogni cosa è illuminata, QUELLA scena (quella della patata) è sempre e comunque una delle più memorabili. Perché fa ridere, non perché uno pensa che gli capiterà esattamente la stessa cosa. E invece, detto fatto. Insomma, come potevo discutere con la cameriera? Se avete anche solo vagamente familiarità con la Russia, l’Ucraina e la zona, sapete che in certi casi non ha senso provare a dare un senso a quello che succede. Attenzione, l’Ucraina non è la Russia, ma alcuni schemi sono innegabilmente analoghi.

‘Prendo solo l’insalata, grazie’, le ho risposto.

Okay, abbiamo aspettato un’eternità, erano quasi le undici e avevamo fatto colazione alle 4.30 del mattino e mangiato il panino a Budapest alle due. Avevamo fame, eravamo distrutte e non c’era traccia di birra, posate o cena sulla nostra tavola.

Basta, ho ceduto. ‘Andiamo’, ho detto a Bobby. ‘Andiamo in un altro posto, tanto qui non ci porta niente nessuno’. Il locale era mezzo vuoto sia dentro sia fuori (dove eravamo noi) e chi era arrivato dopo di noi aveva quasi finito di mangiare e bere. Non c’erano più camerieri.

Okay, non sono fiera di quello che abbiamo fatto. Abbiamo preso le nostre cose e siamo corse fuori.

Un quarto d’ora dopo eravamo sedute al bar dall’altra parte della strada, troppo impegnate e sorseggiare della birra per parlare. Mangiavamo patatine fritte (patate, ha!), io con crocchette di formaggio e Bobby con salsicce. Tutto bello e tutto buono.

Ласкаво просимо в Україну. Benvenute in Ucraina.

Kiev, Dream Hostel

Kiev, Andriivskyi uzviz

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