Chernobyl 2017 (2/4). Tour di una giornata. È iniziato così

Prima parte del nostro tour di un giorno nella Zona di alienazione di Chernobyl: l’ingresso nella Zona, la passeggiata attraverso il villaggio abbandonato di Zalissya e la visita alla cittadina che si chiama (davvero) Chernobyl.

 

3 set 2017. Quando abbiamo prenotato la visita ci è andata super bene: abbiamo scelto un tour semi-privato di un giorno che è poi diventato un vero e proprio tour privato. Solo noi, più l’autista e la guida. Alle 7.50 di una bellissima mattina di sole il ‘nostro’ autista era già lì ad aspettarci fuori dal nostro ostello di Kiev. Pronti via.

La Zona di alienazione si trova circa 110 km a nord di Kiev. Lasciata la capitale, penso di poter dire che non abbiamo attraversato nessun’altra entità urbana che potesse a buon diritto chiamarsi ‘città’. C’erano solo paesini, gruppetti di case in legno qua e là, solitarie fermate del bus sul ciglio della strada e, ogni tanto, qualcuno in attesa che un bus o un’auto si fermasse a farlo salire. Il resto erano cielo azzurro, campi di granturco e, ogni tanto, casette in mezzo al nulla che sembravano uscite da Ogni cosa è illuminata.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, quasi all'ingresso

Ci siamo quasi

Il posto di blocco all’ingresso principale è il primo di una serie che dovrete attraversare nel corso della visita. Quando siamo scese dalla macchina, c’erano già diversi gruppi in fila davanti ai soldati che controllano i passaporti dei visitatori.

Proprio in quel momento una ragazza bionda con gli occhi azzurri si è avvicinata alla nostra macchina e si è presentata come Yulia, la nostra guida. Yulia è andata dritta verso il posto di blocco e ci ha permesso di saltare la coda, così che i soldati controllassero i nostri passaporti prima di quelli di tutti i gruppi. Wow. I soldati ci hanno fatto passare, mentre al nostro autista aprivano i cancelli per l’ingresso dei veicoli. Quando siamo risalite in macchina, Yulia ci ha fatto firmare i documenti del caso e ci ha spiegato a grandi linee il programma. E poi via, giù per la strada principale della Zona dei 30 km.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Edificio abbandonato

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

 

Prima fermata: Залiсся (Zalissya)

La prima fermata è un paese chiamato Залiсся (Zalissya). Scese dall’auto (il nostro autista ci a-spettava su), ci siamo accostate a un monumento lì vicino, che ricordava I soldati caduti durante la Seconda guerra mondiale. Poi Yulia ha detto: ‘Okay, andiamo a vedere la vecchia azienda agricola’, ed è sparita nel bosco.

L’‘azienda agricola’ era un’azienda agricola collettiva di stampo sovietico, un kolkhoz (колхоз), fondato su proprietà comune e condivisione della produzione.

Camminavamo lungo un sentiero nel bosco. Tutt’intorno c’erano alberi, cespugli e terra. Giusto ogni tanto si intravedeva qualche casolare nel verde. Ci siamo avvicinate a uno di questi e siamo entrate: quel che restava della porta era comunque spalancato. Il pavimento coperto di detriti vari e i muri scrostati. Nella stanza c’era solo lo scheletro di quello che doveva essere un banco frigo.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Negozio abbandonato

Yulia ci ha detto che era un negozio. Un negozio. E lì intorno ce n’erano altri. Persone ci vivevano, camminavano lì per strada (sì, perché era una strada) ogni giorno, compravano cibo e prodotti nei negozi. Ci guidavano pure su quella strada, come sembra voler ricordare la Zhiguli (Жигули) abbandonata accanto a una casa. L’auto sembrava fosse stata distrutta dal fuoco. In realtà, come anche il resto, era stata distrutta dal tempo – che, evidentemente, in alcuni casi ha un effetto esattamente identico. Tutto, nella Zona, è come era a inizio maggio nel 1986, quando è iniziata l’evacuazione. A parte il ‘visitatore illegale’ di turno, tutto è rimasto com’era. Nessuno ha toccato niente.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Edificio abbandonato

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Auto Zhiguli

Poco più avanti, lungo la strada, siamo entrate in un edificio bianco in cemento con la facciata tipo tempio greco. Era la Casa della Cultura. C’era una Casa della Cultura praticamente in ogni paese o città: era lì che si tenevano regolarmente incontri ed eventi durante l’anno, il tutto ‘aggiustato’ con la giusta dose di propaganda, come racconta la sala principale dell’edificio di Zalissya. La stanza in sé è ormai in rovina, ma si legge ancora alla perfezione la citazione sopra il palco, che dice più o meno così: ‘Lunga vita al Comunismo – Un futuro luminoso per l’Umanità’.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Casa della Cultura

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Zalissya

Zalissya. Casa della Cultura

Penso ci voglia un attimo (e magari qualche domanda di chiarimento) per capire come funziona la visita nella Zona. A un certo punto, però, uno capisce la strategia di base da applicare: sempre e comunque immaginarsi le cose come erano. Vero, ci vuole un bel po’ di fantasia, ma un ap-proccio del genere ti apre gli occhi un bel po’. Per lo meno, con me ha funzionato. Vedere le cose come sono ora colpisce parecchio, ma se uno pensa che quei posti erano popolati, che c’era vita ovunque, ecco, il ‘colpisce’ diventa ‘sconvolge’ e si riesce a cogliere la vera portata della cosa.

Eravamo appena risalite in macchina che già era ora di scendere di nuovo. Eravamo davanti al ‘cartello’ di ingresso a Chernobyl, un ‘muretto’ bianco con la scritta blu e, ovviamente, una rap-presentazione stilizzata della centrale. Proprio lì abbiamo notato una lunga tubatura che correva sopraelevata sopra la strada e poi curvava bruscamente in giù, ma comunque sempre fuori terra. Fra l’altro, era quasi tutta avvolta in una specie di carta stagnola. Yulia deve aver letto la nostra aria interrogativa, perché ci ha spiegato che dopo l’esplosione le tubature sono sempre state costruite fuori terra per ragioni di sicurezza, ovvero evitare il contatto con suolo altamente contaminato.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

 

Prossima fermata: Чорнобиль (Chernobyl)

E con ‘Chernobyl’ intendo proprio l’omonima città, quella che nel post precedente ho più volte chiamato ‘Chernobyl in sé’. La visita prevede una sosta abbastanza lunga a Chernobyl, non tanto perché si gira un’ampia zona della città, ma perché ci sono parecchie cose da vedere in un’area relativamente ristretta.

Ci siamo fermate davanti all’‘Agenzia di Stato Ucraina per la Gestione della Zona di Alienazione’ che, come ho detto nel primo post, si occupa anche di gestire le visite guidate. Proprio lì accanto c’è una statua di Lenin, e non una qualunque, ma l’unica statua di Lenin ancora in piedi in tutta l’Ucraina. Le altre sono state tutte rimosse o abbattute.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

Se guardate a sinistra mentre siete davanti alla statua, vedrete quello che è il vero ‘cuore pulsante’ di Chernobyl. C’è un sentiero sterrato in mezzo al prato. Su entrambi i lati del sentiero ci sono i cartelli stradali delle 160-e-passa entità urbane colpite dall’esplosione (e quindi evacuate). Su uno dei due lati del c’è una sbarra rossa sul nome del posto.

Vedrete anche che alcuni cartelli sono tutti neri (con la scritta bianca), mentre altri sono bianchi (con la scritta nera). Retroscena: tutti i cartelli dovevano essere neri, ma, ironia della sorte, la vernice nera è finita troppo presto, così hanno dovuto lasciare gli altri bianchi. Non so se, leggendo fra le righe, ha senso pensare che non si aspettassero di dover pitturare così tanti cartelli, benché sapessero comunque quanti centri urbani erano in elenco. Ma tant’è, anche per i visitatori funziona nello stesso modo: uno sa che è stato un disastro di immense proporzioni, eppure comunque non si aspetta una lista di nomi così lunga.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

Nella stessa area verde ci sono anche altre sculture, fra cui un monumento ucraino-giapponese a ricordo sia dell’esplosione di Chernobyl sia di altri eventi catastrofici simili (nella fattispecie, la bomba atomica di Hiroshima del 1945 e il disastro nucleare di Fukushima del 2011). Il corpo principale del monumento comprende due gru di carta (fatte di metallo), che ho scoperto essere un potente simbolo del movimento a sostegno dell’abolizione delle armi nucleari. Caso vuole (ma forse non è un caso), anche il nostro autista aveva una piccola gru di carta appesa allo specchietto retrovisore della macchina.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

A metà del ‘corridoio’ di cartelli ci sono alcune cassette della posta di stampo sovietico, che ancora servono allo scopo, mentre alla fine vi troverete davanti la scultura in ferro di un angelo che suona la tromba e, ‘poggiata’ sul terreno, una lastra bianca ‘a forma di Zona’. La lastra, piuttosto ampia, traccia i confini delle due ‘sottozone’ (30 km e 10 km). Ogni città, cittadina e villaggio sono identificati da un portacandela. Ogni anno, il 26 aprile, le celebrazioni a ricordo del disastro si tengono sia accanto a quel monumento (pensatelo al buio, illuminato dalle candele) sia nel museo ospitato nell’edificio lì di fronte.

Ma i cartelli stradali, quelli non me li scorderò facilmente.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl

Dopo essere risalite in macchina, abbiamo fatto tappa al negozio (магазин) poco distante, che, fra l’altro, vende esclusivamente prodotti importati dall’esterno della Zona. Mentre guida e autista erano dentro a prendere un caffè, ho notato quanti cani c’erano in giro. Ne avevo visti solo alcuni fino a quel momento, uno quando abbiamo visitato l’azienda agricola e un paio lungo la strada. Lì fuori dal negozio ce n’erano parecchi e ancora ne avremmo visti nel resto della giornata. Yulia ci ha spiegato che effettivamente il numero di cani stava aumentando esponenzialmente con il tempo, tanto che hanno dovuto prendere misure ad hoc (ovvero sterilizzare i cani) per evitare che la situazione sfuggisse di mano.

Poco oltre, ci siamo fermati a vedere il monumento che commemora il lavoro svolto dai ‘liquidatori’ (лiквiдатори in ucraino), rappresentanti civili e militari che sono intervenuti subito dopo l’esplosione. Benché ‘sdrammatizzato’ dai due cani che cercavano ombra sotto le statue, il monumento ha un aspetto decisamente solenne. Quel che colpisce è il contrasto fra l’immagine di forza e resistenza che rappresenta e la sua apparente fragilità, dovuta al fatto che, a distanza, il grigio del materiale in cui è realizzato lo fa sembrare fatto di argilla.

Tour Zona di alienazione Chernobyl, monumento ai liquidatori

Chernobyl. Monumento ai liquidatori

Tour Zona di alienazione Chernobyl, Chernobyl

Chernobyl. Macchinari in mostra

Non lontano dal monumento c’è una sorta di esposizione di macchinari e veicoli usati (in passato e, in alcuni casi, ancora oggi) per gestire il ‘post-esplosione’ (per esempio, rimuovere i detriti o trasportare materiali altrove). I macchinari sono per lo più di colori sgargianti e forme buffe e, come spiega il cartello lì davanti, sono stati prestati o donati da svariati paesi in tutto il mondo. Fa quasi sorridere il fatto che, a prima vista, sembrino la versione su larga scale delle ruspe-giocattolo che uno ha da bambino. Poi ti spiegano che sono colorati perché sono stati pitturati e che ancora emettono altissimi livelli di radiazione. E allora capisci perché il tuo dosimetro ha cominciato a suonare senza pausa appena ti sei avvicinato al recinto in cui i macchinari sono esposti.

Tutti in macchina. Si va a Chernobyl 2.

One Reply to “Chernobyl 2017 (2/4). Tour di una giornata. È iniziato così”

  1. gianni cavicchia

    Ucraina, guerra, pericolo che gli attacchi russi danneggino il “sarcofago” con conseguente fuoriuscita di radiazioni. Da mesi ormai l’invasione russa apre tutti i telegiornali e non solo. Ed allora ho riletto e mi sento piu’….vicino.

    Reply

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