Visitare la Zona di alienazione di Chernobyl è un’esperienza unica e che non si dimentica facilmente. Non sapevo bene da dove cominciare a raccontare tutto quello che è stata, per cui ho pensato che fare una panoramica della Zona di alienazione fosse un buon punto di partenza.
Okay, parliamo di Chernobyl. Partiamo dall’inizio.
Premessa
Non avevo neanche tre anni quando il reattore n. 4 esplose nelle primissime ore del 26 aprile 1986, per cui il disastro di Chernobyl è, al pari della caduta del Muro di Berlino e del crollo dell’URSS, uno di quegli eventi storici topici di cui ho solo ricordi vaghi, se non molto vaghi.
Ricordo, però, come negli anni a seguire l’impatto dell’incidente e gli effetti dell’esposizione alle radiazioni continuarono a essere un ricorrente argomento di discussione.

Zona di alienazione. Zalissya
Mille mila anni e un tour guidato dopo, posso dire con un buon margine di certezza che vedere e attraversare di persona il sito di Chernobyl è una di quelle cose che mi poterò dietro per un bel po’. Se mai smetterò di portarmelo dietro. Un sacco di volte avevo Googlato foto, letto articoli, guardato video e documentari sull’argomento. A prescindere dalla quantità di informazioni che già mi erano note, la visita mi ha ricordato come certe cose facciano veramente la differenza, quando uno le vede con i propri occhi. Chernobyl appartiene a questa categoria.
Mi scuso fin da ora con il coraggioso lettore che avrà la forza di leggere i miei quattro post di Chernobyl nella loro interezza. Mi dispiace, ma non posso fare a meno di condividere più informazioni che posso. Che forse è anche inopportuno da parte mia, perché magari sembra che io dia per scontato che il lettore sa dell’argomento il poco che sapevo anche io prima della visita (sapevo qualcosa, ma di sicuro meno di quanto pensassi). Non è questa l’impressione che voglio dare. Forse mi sono messa a scrivere tutto solo per fare un favore a me stessa, perché voglio essere sicura ricordarmi tutto quello che ho visto e ascoltato. È una di quelle cose che uno non vuole dimenticare.

Zona di alienazione. Pripyat
Informazioni tecniche
All’inizio pensavo che il sito di Chernobyl comprendesse fondamentalmente due cose: la ‘città’ e la centrale nucleare. In un secondo momento ho scoperto dell’esistenza di Pripjat’ e altre città/villaggi che erano stati evacuati dopo l’esplosione.
Di fatto, visitare il sito non vuol dire solo visitare ‘Chernobyl in sé’. C’è così tanto da vedere che non so bene da che parte cominciare a raccontarlo.
Il tour guidato non riguarda ‘Chernobyl in sé’, bensì la Zona di alienazione di Chernobyl (Зона вiдчуження Чорноьильскоï АЕС). La Zona di alienazione è un’area di circa 2.600 kmq tutt’intorno alla centrale, in cui i livelli di contaminazione radioattiva sono (ancora) molto alti. Quando la nostra guida ha nominato la superficie dell’intera zona non ci potevo credere: riesco a malapena a figurarmeli in testa 2.600 kmq.

Zona di alienazione. Zalissya, edificio abbandonato e vecchia Casa della Cultura

Zona di alienazione. Zalissya, edificio abbandonato
Il cuore della Zona di alienazione comprende due ‘sottozone’: un’area esterna che si estende fino a 30 km intorno al reattore e una più interna fino a 10 km dalla centrale, la vera e propria ‘zona calda’.
Quanto a ‘Chernobyl in sé’, la città si trova sì, vicino al reattore, ma non è la città del reattore. Nel complesso, più di 160 fra villaggi (село), cittadine (селище мiського типу, or с.м.т.) e città (мiсто) sono state evacuate dopo l’esplosione. Più di centosessanta. Di queste, Chernobyl e Pripjat’ sono le uniche entità urbane classificate come ‘città’.

Zona di alienazione. Chernobyl, mappa della Zona
Alcune delle località colpite sono ancora deserte come l’evacuazione le ha lasciate. Pripjat’ è, ovviamente, una di queste. Nel 1986 ci vivevano in 50.000 e l’intenzione era portare la popolazione totale a 80.000 persone nel giro di poco. Uno stenta a crederlo, quando vede la desolazione e il vuoto totali che la identificano oggi.
Altri posti, invece, si sono ripopolate nel corso degli anni. È il caso della stessa Chernobyl, dove prima della catastrofe vivevano 14.000 persone. Oggi ci sono poco più di 3.000 persone (per lo più lavoratori), un ufficio postale un negozio, alcuni hotel e l’‘Agenzia di Stato Ucraina per la Gestione della Zona di Alienazione’, che, fra le altre cose, regolamenta lo svolgimento dei tour sul territorio (per esempio rilasciando i relativi permessi tanto per le guide quanto per i visitatori).
Altrove, nella Zona, circa 145 persone sono tornate là dove risiedevano prima del 26 aprile. Li chiamano ‘quelli che sono tornati’ (‘resettlers’ in inglese, che rende molto l’idea). Ce ne sono comunque troppo pochi perché il silenzio non sia assordante come invece è, ovunque (o quasi) nella Zona.

Zona di alienazione. Pripjat’, Hotel Policcya e strada principale di Pripjat’
Il tour comprende la visita a entrambe le aree (30km e 10 km) della Zona di alienazione. L’auto (o, se partecipate a un tour in gruppo, il bus) con cui vi spostate segue un itinerario predefinito nella Zona, sostando in corrispondenza di siti e luoghi chiave lungo il percorso. Questi vengono poi attraversati o visitati a piedi.
Il tour standard dura una giornata, ma ne esistono anche di più giorni, nel qual caso il prezzo della prenotazione include il pernottamento in un hotel di Chernobyl.
I tour vengono organizzati da agenzie statali: è possibile accedere alla Zona solo all’interno di vi-site organizzate. Il punto di partenza e arrivo è sempre Kiev: un mezzo di trasporto ad hoc viene a prendervi di prima mattina e vi riporta nello stesso punto entro la serata.
All’interno della Zona si possono trascorrere al massimo quindici giorni di fila, al termine dei quali bisogna uscire e rimanere fuori dalla Zona per almeno una giornata prima di rientrarvi. Anche chi lavora come guida segue lo stesso regime, quando ha in programma tante visite o diversi tour di più giorni una di seguito all’altra.
E con le informazioni tecniche direi che può bastare.

Zona di alienazione. Pripjat’