Tendenzialmente non torno nello stesso posto più e più volte. Ogni regola, però, ha le sue eccezioni e Babí Lom è sicuramente una di queste.
23 mag 2017. Di questo post mi piace che è nato in tempo reale, proprio dove e mentre si stavano svolgendo gli eventi di cui parlo. Durante la giornata, infatti, mentre vagavo per Babí Lom, mi sono mandata più e più messaggi su Facebook, commentando (proprio a voce, ho registrato dei messaggi vocali nella conversazione che ho con me stessa) cose che notavo e cose di cui volevo scrivere e su cui volevo soffermarmi più a lungo. Quindi, visto che tutto è iniziato in tempo reale, ho deciso di scriverne nello stesso modo, ovvero non parlando degli eventi come si sono svolti nel passato, ma come se li avessi effettivamente raccontati mentre succedevano. Perché ha senso, ecco perché.
Allora, non mi considero una di quelle persone che tendono a tornare nello stesso posto un sacco di volte, per lo meno non sempre. È pur vero che ogni regola ha le sue eccezioni e sospettavo che Babí Lom fosse una di quelle. E così (ri)eccomi di nuovo a Lelekovice, per vedere di confermare (o smentire) la mia intuizione.
Sono dieci minuti che cammino lungo il sentiero principale (quello in salita, lo stesso dell’altra volta) e già mi stupisco per quanto il paesaggio e la foresta sono cambiati rispetto a marzo. Qualsiasi traccia di inverno è sparita e al suo posto c’è il verde più brillante di sempre. Gli alberi sono talmente carichi di foglie che il sentiero è per due terzi all’ombra, praticamente al buio.
Arrivo all’incrocio dove, svoltando a sinistra, si va verso la cima della collina. Stavolta, però, resto sul sentiero principale e finalmente riesco a vedere la ‘chata’, ovvero la casa sull’albero. Me l’ero persa la prima volta, ma so che è un punto di interesse noto in zona Babí Lom e sono curiosa. La casa è proprio appena giù dal sentiero, letteralmente in mezzo agli alberi, ma (una volta che uno la trova) non si può non notarla, perché il suo legno chiaro contrasta un sacco con il marrone scuro dei tronchi che la circondano.
Torno sul sentiero di prima ed effettivamente vado verso la cima della collina, mentre strani rumori in lontananza fanno pensare a un imminente temporale. Sto giusto per chiedermi come possa mai tuonare, visto che il sole è alto e caldo, ma poi ovviamente smetto subito. Seriamente ti stupisci se piove mentre sei in giro per boschi? Seriamente? (Indizio: la risposta è ‘nooo!’)
Questo tratto di sentiero è potenzialmente fra i miei preferiti, perché è pieno di pini e i pini sono fra i miei alberi preferiti. Facile. È tutto in ombra, e anche l’aria profuma di pini. Che dire.
Giunta in cima, anziché andare dritta verso la torre, vado decisa a destra. Raggiungo tipo delle scale di pietra, ‘artigianali’ ma molto suggestive, che portano proprio sulla cima di Babí Lom. Sììì! Gli alberi bloccano completamente l’accesso al paesaggio, ma è bello lo stesso essere qui. E poi, l’impatto delle scale di pietra tipo Indiana Jones fa la sua scena, a cui contribuisce la lastra in marmo incassata in uno dei blocchi di roccia lì accanto. Questa ricorda ‘i fondatori delle strutture turistiche a Babí Lom’ (‘zakladateli turistických zařizení na Babím Lomě‘), fra cui Carl Ripka.
Ah e poi ovviamente inizia a piovere. Prima qualche goccia, poi pioggerella, poi vera pioggia. Allungo il passo mentre torno verso il sentiero principale, stavolta sì, verso la torre. Pochi minuti e non piove più. Pochi minuti e ricomincia. Sono in piedi su un tratto di roccia piatto, quando mi fermo e penso. Ho su il mio solito k-way verde (che metto sempre ormai da sei anni) e sembra quasi di essere ancora a marzo, quando sono venuta qui la prima volta e si è messo a piovere pesantemente proprio mentre passavo circa in questo tratto di percorso.
Dura solo un attimo, però, perché mi basta guardarmi intorno per rendermi conto di quanto tutto sia più verde di quella volta. Ci sono i fiori sugli alberi, proprio qui vicino a me, e si sente proprio il profumo sia dei fiori sia del muschio: niente è come era a marzo.
Il paesaggio, invece, quello sì, è tanto suggestivo quanto mi ricordavo, se non di più. Solo che le colline ora sono a tratte coperte da fazzoletti gialli, che sono in realtà campi di colza. Sembrano adesivi ritagliati e appiccicati sul pendio di colline che altrimenti sarebbero completamente verdi e ‘solo’ verdi (se il ‘solo’ vale come elemento penalizzante). È buffo come lo stesso posto sia uguale eppure diversissimo solo a seconda della stagione.
Come se non bastasse, non c’è anima viva. Nessuno. Si sentono solo le foglie mosse dal vanto e le gocce di pioggia che mi battono sul cappuccio. E insomma, sono qui in piedi su una roccia che mi guardo intorno continuamente per essere sicura di non perdere di vista nulla. E, obiettivamente, l’odore della pioggia è sempre uno dei più belli.
Ricordo quando, parlando della penisola di Neringa, in Lituania, l’ho definita ‘esperienza multisensoriale’. Bene, posso dire con certezza che anche il giro di oggi è stato molto così finora. E poi, a prescindere da quante altre escursioni farò in Moravia (spero tante), Babí Lom sarà sempre uno dei miei posti preferiti. È un posto familiare, un posto che conosco, oltre che il primo posto in cui vado a fare un’escursione per poi tornarci una seconda volta.
La svolta del mio secondo giro a Babí Lom si verifica tra l’una e le due del pomeriggio (non so essere più specifica in questo caso, mi spiace), quando, tornata sul sentiero principale, dove ci sono tutti i cartelli, seguo quello che va in discesa e indica ‘Brno-Řečkovice – 16.5 km’. Sto tornando a Brno a piedi, mi dico. Sì, esatto, stai tornando a Brno a piedi, risponde una vocina. Non sai quello che fai, ma a modo suo tutto ciò è molto bello, continua questa. Tanto è comunque troppo tardi per ripensarci, per cui chi se ne frega anche dei tuoni che si sentono in lontananza, che ovviamente annunciano altra pioggia. Sto tornando a Brno a piedi, che cosa bella.
Per un’ora abbondante penso di sapere circa dove sto andando. È tutta foresta, ci sono i pini e ci sono tanti cartelli, che mi danno certezze sul sentiero che ho scelto. Poi basta, il sentiero finisce, il cielo è carico di nuvole, e mi ritrovo a costeggiare un campo di colza potenzialmente sconfinato. Veramente, che meraviglia.
Seguono altri boschi e poi mi ritrovo a camminare sul ciglio di una strada fiancheggiata da campi verdi. Solo che passano le macchine e spero molto che mi evitino. Poco dopo sto camminando in via Tišnovská, che mi fa venire il dubbio che io non stia in realtà tornando a Brno, ma stia invece andando a Tišnov – e Tišnov ce l’ho più o meno presente, perché due miei colleghi sono di Tišnov. se mi ritrovo davvero là, almeno so chi chiamare per farmi spiegare la strada.
Invece finisco con l’attraversare la stazione dei treni di Kuřim (che poi, dov’è Kuřim?) e un paio di villaggetti (uno è Moravské Knínice, dell’altro proprio non riesco a ricordare il nome). Salgo quindi su un’altra collina, da cui c’è una vista bellissima (il cielo ora si sta aprendo), e poi sono di nuovo nel bosco. Il terreno è fangoso, ma super bello, perché è reso scuro scuro dalla pioggia e il sole fra gli alberi lo fa brillare ancora di più.
Non ho idea di dove sono, è un po’ che non vedo cartelli e il mio telefono è scarico e non c’è se-gnale. E sono già le quattro.
Mi va bene che a un certo punto incrocio degli altri cartelli sul percorso e scopro che Řečkovice dista 6 km. Questi 6 km si rivelano interamente costituiti da:
– altri tratti di bosco in cui i rami degli alberi sono ancora carichi di gocce di pioggia;
– altri campi e colline verdi che si intonano perfettamente con il cielo, ora a tratti sereno con la sola eccezione di innocue nuvole bianche;
– in realtà basta, solo queste due cose giusto con qualche variazione su tema.
Un minuto sono circondata da alberi così alti che a malapena si vede il cielo e quello dopo mi sembra di essere finita in qualche sfondo desktop della Windows dai colori troppo brillanti perché siano veri. Invece lo sono eccome.
Vorrei avere qualcuno con cui condividere il paesaggio, ma allo stesso tempo sono molto contenta di avere questa natura e questo silenzio tutti per me.
Mi ci vuole un po’ (tanto), ma alla fine ce la faccio ad arrivare alla fermata del tram di Řečkovice. Credo di essere piuttosto stanca, mezza zuppa e mezza scottata dal sole, ma super contenta. Poi mia mamma mi chiama mentre aspetto il tram e la aiuto a risolvere un problema di geometria che sta facendo con mia nipote di undici anni e allora dai, mi dico, sono lucida.
Sul tram, mentre torno verso Mendlák, metto insieme i pezzi delle ultime otto ore: il sentiero in salita, la casa sull’albero (finalmente!), la cima di Babí Lom, la torre (2.0), il cartello dei 16.5 km, il bosco, i campi di colza, Kuřim, via Tišnovská, Moravské Knínice, il secondo bosco, I cartelli di Veverská Bítýška e Jinačovice, Velká Baba (l’ennesimo bosco) e poi, incredibile ma vero, Řečkovice. Dopo aver camminato e camminato per un numero imprecisato di km (la maggior parte dei quali senza sapere dove stessi andando), posso dire con un buon margine di certezza che il mio tentativo di dimostrare che Babí Lom è un’eccezione alla regola ha funzionato piuttosto bene.