Monumenti sontuosi, architetture interessanti, bar alla moda, street art e un’atmosfera unica. Benvenuti alla Neustadt di Dresda.
Il modo migliore per raggiungere la Neustadt è probabilmente arrivarci dall’Augustusbrücke (ponte di Augusto). Che poi, con l’Augustusbrücke non si tratta solo di attraversare un ponte. Intanto, vi ci potrebbe volere un attimo (o un lungo attimo) per arrivare dall’altra parte. Per lo meno, noi ci abbiamo messo un po’, perché ci siamo fermate più volte a contemplare la meraviglia del fiume. Seriamente, l’Elba era ipnotico, con le sue sponde gelide e ghiacciate, che facevano sembrare sia lo stesso fiume sia le sue sponde ancora più ampie di quanto già siano (e lo sono, veramente).
E poi, raggiungere la riva opposta del fiume significa anche abbandonare l’Altstadt per entrare in una zona della città che non potrebbe essere più diversa dalla sua controparte più ‘vecchia’ (di nome, per lo meno).
In teoria ci vuole di meno a elencare e descrivere i luoghi di interesse che si trovano nella Neustadt: a livello numerico, la Città Nuova ne ospita obiettivamente di meno rispetto all’Altstadt. D’altra parte, sarebbe alquanto sbagliato usare la quantità di musei ed edifici storici come unico e solo criterio per stabilire quanto è interessante un’area della città e quanto del vostro tempo merita di esserle dedicato.
Se così fosse, uno passerebbe potenzialmente molto più tempo nell’Altstadt che nella Neustadt. Il che, dal mio modestissimo punto di vista, sarebbe sbagliatissimo. La Neustadt avrà anche meno edifici e complessi sontuosi e maestosi, ma l’aria che si respira e l’atmosfera che irradia sono davvero uniche.
Proprio in fondo al ponte troverete quella che è potenzialmente la migliore presentazione che la Neustadt dà di sé, ovvero la Neustädter Markt (piazza Neustädter) e il Goldener Reiter (Cavaliere d’Oro). La prima è una delle piazze principali della Città Nuova ed è anch’essa frutto della ricostruzione postbellica. La seconda è il monumento equestre che ritrae Federico Augusto II come un imperatore dell’antica Roma. Ovviamente è interamente rivestita d’oro e ha un aspetto abbagliante come poche altre cose. Questa sì, maestosa e sontuosa.
La forma della piazza vi ‘porterà’ probabilmente a prendere Hauptstrasse, strada pedonale fian-cheggiata da negozi, ma di per sé non particolarmente connotata. Ma aspettate di arrivare in Albertplatz e lì già sarete più vicini al cuore della Neustadt.
Da Albertplatz noi abbiamo girato a destra in Bautzner Strasse, una delle strade principali della Neustadt. Poco più avanti, sempre sulla destra e leggermente scostata rispetto alla via, c’è Snowdenplatz. Di per sé non è particolarmente degna di nota (anche se bellina e vagamente artisticheggiante), ma può vantare di essere l’unica piazza al mondo dedicata a Edward Snowden. Fateci caso.
Non solo l’aggettivo ‘artistico’ è molto efficace di suo (quando usato in modo e contesti adeguati); è anche uno dei modi migliori per descrivere la Neustadt, accanto a etichette quali ‘bohémien’ e ‘hip(ster)’, che rendono effettivamente l’dea dell’atmosfera di insieme che la Città Nuova trasmette. La Neustadt è ricca di bar, ristoranti e negozietti di tutti i tipi e, se è vero che non sono tantissimi gli edifici solenni o istituzionali che emergono nel tessuto urbano, è proprio quest’aura di ‘normalità’ che fa venire ancora più voglia di girare senza meta per strade e viuzze laterali.
Ciò detto, conviene tenere a mente un paio di punti chiave da andare a vedere, sia perché la cosa dà un senso di direzione mentre uno va in giro sia perché, altrimenti, si rischia di perdere qualcosa di potenzialmente imperdibile. Il primo punto di riferimento che mi sento di consigliare è, secondo me, davvero da vedere. Anche noi l’abbiamo aggiunto alla nostra lista all’ultimo, quando, già dopo pranzo, abbiamo rubato il (debole) wi-fi di un bar e googlato ‘cose da vedere a dresda’, perché vo-levamo qualche dritta in più. Il posto si chiama Kunsthofpassage ed è bene sapere dove cercarlo per poterlo trovare.
Tipo, se siete ancora in Snowdenplatz (per riprendere da dove ci eravamo interrotti), proseguite giusto qualche metro in Bautzner Strasse, poi attraversate la strada e girate a sinistra in Rothenburger Strasse. Andate dritto finché la strada cambia nome e diventa Görlitzer Strasse: a quel punto state sul lato sinistro della strada e cercate un cartello blu con una mucca rosa che vola. Trovato? Bene. Attraversate l’ingresso lì sotto e… vedrete Kunst (arte) ovunque. Il Kunsthofpassage è un cortile interno vagamente quadrato, contornato da edifici talmente variopinti e riccamente decorati che quasi sembrano finti nella loro ricchezza cromatica.
Tre edifici hanno un aspetto particolarmente singolare. C’è quello giallo, la cui facciata sembra (quasi) interamente ricoperta da sottili fogli dorati. C’è quello verde, con la giraffa che mangia il rivestimento della facciata. A pianterreno c’è, fra l’altro, il Neumanns Tiki, bar super bellino e accogliente – parlo per esperienza. E poi, ultimo solo di nome, c’è l’edificio blu, sulla cui parete si arrampicano tubature in acciaio dalla forma stravagante. Quello, fra l’altro, è l’edificio accanto a cui, a regola, dovreste stare se comincia a piovere: pare che le gocce creino musica quando colpiscono le tubature. Noi non le abbiamo sentite, perché mentre eravamo lì non ha piovuto – e comunque, se il tempo fosse cambiato, sarebbe eventualmente venuta giù neve, troppo leggera e delicata per produrre suono alcuno. Quanto a negozietti, boutique e caffè che si trovano a piano terra nel complesso, beh, lì potete fare un giro a prescindere dal tempo.
Il secondo punto nella nostra lista di cose da fare si trova proprio in fondo a Görlitzer Strasse: Alaunplatz Park. Passare dai colori delle insegne e dei graffiti al candore del parco ci ha un attimo disorientato all’inizio, ma non ci abbiamo messo molto ad abituarci, davvero. Il parco era una coltre bianca che si estendeva in tutte le direzioni, punteggiata di puntini neri. Questi erano in realtà i (molti) locals che affollavano Alaunplatz nei pomeriggi del weekend. C’era chi passeggiava, chi stava lì fermo e chi scivolava lungo la collinetta con lo slittino. Ovviamente, c’erano anche gli alberi spogli e il cielo bianco. Quanto al freddo gelido, quello non si vede dalle foto, ma vi assicuro che c’era eccome.
Lasciato il parco, siamo tornate verso Bautzner Strasse, dove, verso la fine della via, abbiamo (finalmente) trovato la Pfunds Molkerei (latteria Pfunds). Il negozio è noto come latteria più bella del mondo, tanto da essere finita nel libro del Guinness dei Primati. La sua fama è d’altra parte meritata: gli interni sono arricchiti da soffitti stuccati, piastrelle in ceramica ovunque e, ovviamente, la più raffinata selezione di formaggi e specialità gastronomiche. La latteria è perfino scampata anche ai bombardamenti del 1945.
Per tornare verso l’Elba e l’Altstadt siamo passate per Königstrasse, la via (circa) parallela a Hauptstrasse. Una delle cose più belle in cui ci siamo imbattute lì è Dreikönigskirche. Ci si arriva facilmente anche da Hauptstrasse – è facile, perché il campanile della chiesa svetta oltre i bassi edifici che costeggiano la via. Mi piace, però, il modo in cui ci siamo arrivate noi, quasi per caso, visto che neanche l’avevamo notata dalla mappa, né ci avevamo fatto granché caso mentre le passavamo accanto in Hauptstrasse. La facciata, però, è affacciata proprio su Königstrasse, quindi se siete lì la piazzetta della chiesa vi si aprirà davanti sulla destra quasi di sorpresa. Quando ci siamo arrivate noi era ufficialmente il crepuscolo (!) e la piazza era illuminata da lanterne bian-che e rosse a forma di stella, che coloravano la neve di una luce soffusa davvero suggestiva. Era bellissimo.
Una delle vedute più belle e originali di Dresda la trovate proprio lungo l’Elba, sulla sponda della Città Nuova. Seguite il fiume (in pratica, se avete davanti a voi il ponte di Augusto andate a destra) e ben presto vi troverete davanti una cornice rosso scuro. Quello è il Canalettoblick. La cornice in sé è vuota, ma andate a mettervi lì davanti, così da avere il ponte di fronte a voi. Ecco, ora guardate avanti e la cornice non vi sembrerà più vuota, perché vedrete la stessa Dresda che vedeva Bellotto quando nel 1748 ha dipinto una delle sue più note vedute della città: Il centro di Dresda visto dalla riva destra dell’Elba, con il ponte Augustusbrücke.
Il Bellotto in questione è Bernardo Bellotto, ma la cornice prende il nome di ‘Canalettoblick’ perché Bellotto era noto anche come Canaletto. Canaletto, in realtà, era anche il nome con cui era cono-sciuto lo zio di Bellotto, Giovanni Antonio Canal, soprannominato (lui sì, a buon diritto) Canaletto. Per me Bellotto è sempre stato solo Bellotto, e non Canaletto. Mi confonde un sacco il fatto che siano noti entrambi con lo stesso nome. L’avessi scelto io il nome del punto in cui stare, lungo il fiume, l’avrei chiamato ‘Bellottoblick’ senza pensarci due volte. Ma tant’è, non l’ho scelto io, e comunque sto divagando.
Purtroppo, come nel caso dell’Altstadt, non siamo riuscite a vedere proprio tutto quello che avevamo messo sulla lista. Era obiettivamente impossibile fare e vedere più di quello che abbiamo fatto e visto, visto il poco tempo a disposizione e la neve, che, fitta e incessante, ha inevitabilmente rallentato i nostri spostamenti, per lo meno in parte. Cose ‘avanzate’ per la prossima visita includono la chiesa di Martin Lutero (che a gennaio era in restauro), il vecchio cimitero ebraico, il Museo di storia militare Bundeswehr e, fuori città, il museo della DDR e il Loschwitzer Brücke (ponte Loschwitz). Vi aggiorno dopo il prossimo weekend sassone, okay?