Dresda 2017 (3/4). La ‘vecchia’ Altstadt. La Città Vecchia

Una passeggiata per l’Altstadt di Dresda, dove tutto sembra carico di storia, radicato in un passato in cui Dresda era considerata una delle città più belle d’Europa. La Città Vecchia di Dresda è un gioiello.

 

Sfido chiunque ad andare a Dresda per la prima volta, arrivare a Schlossplatz o camminare lungo Sophienstrasse o raggiungere Theaterplatz, e sapere esattamente dove si trova e cosa è dove. Seriamente, se mi dite che riuscite a identificare tutti gli edifici al primo colpo vincete un premio.

Ad esempio, facciamo che siete al centro di Schlossplatz e avete il ponte sull’Elba alla vostra sinistra. Cos’è l’edificio dall’aspetto austero e solenne che avete davanti? E la chiesa alle vostre spalle? E la scalinata sulla sinistra? Quella porta a uno spiazzo tipo terrazza, fiancheggiata da edifici ugualmente imponenti ed eleganti, sormontati da cupole e preceduti da portici simili a templi, senza contare i vari monumenti commemorativi in onore di scrittori e pittori dei tempi andati. Quelli cosa sono?

Uno fa un giro per l’Altstadt e ha l’impressione che tutto sia carico di storia. Poi in realtà è tutto molto più recente di quel che sembra, visto che la ricostruzione post-bellica è iniziata nel 1953 ed è proseguita a pieno ritmo negli anni Sessanta. Nonostante l’aspetto in apparenza pulito e ordinato, non ho potuto fare a meno di pensare che quello che gli edifici rivelavano non era che l’ultimo di un gran numero di strati radicati nella storia del passato, un passato in cui Dresda era considerata una delle città più belle d’Europa e in cui arte e cultura erano capisaldi della società.

A guardare la mappa dell’Altstadt, si fa presto a riconoscere tre principali aree di interesse: Schlossplatz, Theaterplatz e il complesso dello Zwinger. Io e Bobby siamo arrivate in centro passando per l’Altmarkt, la piazza più antica di Dresda.

Prima di arrivare a Schlossplatz abbiamo cercato (e trovato) riparo da neve, freddo e vento in un bar in Schloss Strasse, proprio di fronte al Kulturpalast, che, guarda caso, è l’epitome dello spirito con cui Dresda è stata ricostruita dopo la guerra.

Il Kulturpalast è infatti uno dei simboli architettonici principali del regime della DDR in città. Aperto nel 1969 come sede di eventi e spettacoli, consiste interamente di linee rette e colori neutri (faccia-ta in vetro e tetto in rame), che obbediscono ai principi architettonici del tempo. L’unica nota cromatica è il murale che riveste una delle pareti esterne e che ritrae in termini (naturalmente) solenni e celebrativi ‘La Via della Bandiera Rossa’ (‘Der Weg der Roten Fahne’).

Dopo una tazza del caffè più bollente della storia, siamo tornate verso Schlossplatz per farci (s)travolgere da arte, storia e cultura. Schlossplatz è una piazza vagamente rettangolare interamente circondata da edifici degni di nota, tipo la Cattedrale (cattolica) della Santissima Trinità, Georgentor (o Georgenbau), la Oberlandesgericht (Alta Corte) e l’Augustusbrücke (Ponte di Augusto) sopra l’Elba e le sue ampie sponde. Quanto alla famosa scalinata a sinistra dell’Alta Corte, quella porta alla Brühlsche Terrasse, nota anche come ‘Balcone d’Europa’.

Di per sé la terrazza occupa solo poche centinaia di metri quadrati di superficie, eppure potrebbero volerci anche ore per attraversarla tutta. Il lato sinistro sovrasta l’Elba in tutta la sua lunghezza e offre scorci bellissimi sia della Neustadt sia del fiume stesso. Come l’abbiamo visto noi, il fiu-me aveva un nonsoché di ‘sublime’, tipo davvero cinquanta sfumature (ghiacciate) di grigio e bian-co e, su un simile sfondo, il nero pece degli alberi spogli. Era ipnotico. Era anche indecentemente freddo, dettaglio che ha trasformato la nostra apparentemente tranquilla passeggiata in una goffa marci il cui scopo era quello di tenerci in movimento e a un tempo restare in piedi.

Gli edifici ‘fighi’ sono tutti allineati sul lato destro della terrazza. E ce ne sono parecchi, a cominciare dal Museum Festnung (già fortezza di Dresda), passando per il barocco Coselpalais, fino all’Albertinum. Proprio l’ottocentesco Albertinum ospita alcune fra le principali sedi artistiche della città, tipo la Galerie Neue Meister (Galleria dei Nuovi Maestri), la Collezione di Sculture, la Hochschule für Bildende Künste (Accademia di Belle Arti) e il Palazzo Lipsius (sede di mostre temporanee).

Abbiamo attraversato la terrazza due volte in due giorni e la neve era talmente fitta che a fatica riuscivamo a tenere la testa dritta e guardare avanti. Noi vergognosamente non abbiamo visitato nessuna delle gallerie di cui sopra (e ho già usato la parola ‘vergognosamente’ una volta): avendo così poco tempo a disposizione, abbiamo preferito girare la città che soffermarci su uno o alcuni posti in particolare. Ma se devo nominare una cosa (fra tante) che mi ha colpito un sacco, è il monumento a Caspar David Friedrich. La qualità delicata ed estremamente simbolica che lo caratterizza lo fa risaltare più di qualsiasi scultura monumentale.

In fondo alla Brühlsche Terrasse noterete probabilmente altri due edifici piuttosto imponenti: a si-nistra un complesso di due cubi color ocra e a destra un palazzo con quattro torri angolari da cui sembra che siano state rimosse le cupole. Il primo è la Nuova Sinagoga, che nel 2001 ha preso il posto di quella vecchia, distrutta nel 1938 durante la Notte dei Cristalli. Il secondo è il Polizei-präsidium, decisamente più simile a un palazzo signorile che alla sede della polizia della città.

Alla fine siamo tornate in Schlossplatz e ci siamo messe (di nuovo) davanti all’Alta Corte. Poi abbiamo preso Augustus Strasse, sulla destra, e ci siamo ovviamente perse in gloria a contemplare il capolavoro gigantesco che sapevamo avremmo trovato lì avanti, ma che pure non immaginavamo potesse essere così imponente. Il Fürstenzug è un mosaico enorme che ritrae i re, signori ed elettori sassoni in processione. Sopravvissuto alle bombe del 1945, è interamente ricoperto da 23.000 piastrelle in porcellana di Meissen (ovvero porcellana di somma qualità, originaria della cittadina di Meissen, non lontano da Dresda). Ecco, ora mettetevi lì davanti e restateci finché non trovate l’unico personaggio femminile nella fila. Io, ovviamente, non l’ho trovato.

Se volete arrivare al cuore pulsante di Dresda, però, dovete lasciarvi (letteralmente) alle spalle tutti gli edifici e i monumenti di cui ho parlato finora e raggiungere quello che è a buon diritto ricono-sciuto come simbolo cittadino per eccellenza: la (protestante) Frauenkirche (Chiesa di Nostra Signora). La storia della cattedrale coincide in gran parte con la storia della città. Non è un caso che la chiesa sia crollata solo poche ore dopo i bombardamenti inflitti dagli Alleati alla città la notte fra il 13 e il 14 febbraio 1945.

Negli anni Ottanta la Frauenkirche è diventata simbolo del movimento pacifista che si opponeva al regime della Germania Est. La ricostruzione è quindi iniziata nel 1990 e nel 2005, non senza qualche critica, la cattedrale è stata riconsacrata e riaperta al pubblico. Se la Frauenkirche di oggi è solo un vago, opaco ricordo del suo precedente settecentesco, è pur vero che la chiesa emana un’energia unica e speciale. I muri esterni, fra l’altro, includono mattoni provenienti dall’edificio originale, mentre accanto all’ingresso giace un frammento della cupola settecentesca.

Mi rendo conto che finora ho praticamente parlato di uno solo dei tre punti di riferimento principali dell’Altstadt. Gli altri due sono altrettanto unici e degni di nota, ma se non altro un po’ meno impe-gnativi in termini di superficie e numero di edifici coinvolti.

Theaterplatz è molto vicino a Schlossplatz e vanta uno degli edifici più noti di Dresda: la Semperoper. Il teatro dell’opera di Dresda prende il nome dal suo architetto, lo stesso Gottfried Semper che aveva progettato la vecchia sinagoga. In realtà il teatro l’ha costruito due volte, nel 1841 e poi trent’anni dopo, quando fu gravemente danneggiato da un incendio. La seconda guerra mondiale la ridusse ancora praticamente in rovina, ma poi è stata di nuovo riportata in vita nel 1985. Ha una facciata curvilinea a tre piani che la fa sembrare incredibilmente massiccia. Che poi lo è per davvero, ma il perimetro curvilineo della piazza in cui si trova ne amplificano ulteriormente il carattere monumentale.

Se non siete a Dresda solo in giornata, vedete di tornare in zona teatro anche la sera. Anzi, prima andate a vedere la Semperoper e poi tornate verso Schlossplatz. Noi ci siamo passate per caso: Bobby doveva comprare una calamita e l’unica bancarella ancora aperta era quella accanto alla cattedrale cattolica. Poi abbiamo proseguito verso Theaterplatz e…

L’abbiamo trovata avvolta da luci calde, rese ancora più luminose dallo spesso strato di ghiaccio che copriva la strada e, se possibile, dalle (poche) luci delle auto che ‘intercettavano’ i fiocchi di neve. Sì, nevicava di nuovo.

Quanto al (super barocco) complesso dello Zwinger, devo dire che ci ho messo un po’ a capire qual era ed esserne sicura. Cioè, ovvio che l’ho visto subito (neanche bendati potreste non vederlo), ma all’inizio, ahem, pensavo fosse il Semperoper (LOL), quindi poi ovviamente mi sono chiesta cosa fosse l’altro grande edificio nella piazza. Solo che poi l’altro edificio si è rivelato essere appunto il teatro dell’opera, e allora cos’era il primo? Appunto. Quindi, sì, me ne vergogno, ma mi ci è voluto un attimo a orientarmi. Poi, comunque, ho capito perché non mi tornava bene l’esatta posizione dello Zwinger: lo Zwinger è praticamente ovunque. Copre un’area così vasta che, a guardare la mappa, praticamente tutte le vie e piazze nei dintorni confinano in qualche modo con lui. Lo Zwinger è ovunque.

Se già dall’esterno se ne intuisce l’estensione, entrate e vedrete. Il complesso è sede di alcuni fra i musei principali di Dresda: la Gemäldegalerie Alte Meister (Pinacoteca dei Maestri Antichi), la Collezione delle Porcellane e una collezione di strumenti matematici e fisici fra le più significative di sempre). Il cortile, poi, è… Avete presente la struttura e l’aspetto tradizionali dei cortili interni dei palazzi signorili, no? Ecco, quello dello Zwinger non è come quelli. La sua vastità è veramente i-nimmaginabile e al suo interno c’è tutto: archi, porticati, fontane (compresa quella delle Ninfe), statue, grotte… non manca nulla. È incredibile. Lo Zwinger è uno dei palazzi di Dresda in cui non vedo l’ora di tornare, perché sono super curiosa di vederlo senza neve. Il suo aspetto ‘tradizionale’ dev’essere così diverso da come l’abbiamo visto noi a gennaio, fra la (tanta) neve, il silenzio e il cielo tutto coperto, che in parte faceva sembrare tutto ancora più bianco ed esteso.

Il nostro giorno in giro per l’Altstadt è finito abbastanza presto quella sera. Ci siamo trovate su uno dei ponti sull’Elba, congelate come ghiaccioli, a contemplare le luci della città. Mentre eravamo lì al buio, ferme come pinguini che si riparano dal vento, i nostri occhi si spostavano fra l’Elba ghiacciato e la Città Vecchia, finché non hanno incrociato una cupola a cipolla… ‘E quella??’.

Come poi abbiamo scoperto, ‘quella’ era la Moschea Yenidze, moschea di nome e nell’aspetto, ma sicuramente non di fatto. Costruita come fabbrica di tabacco a inizio Novecento, la Yenidze prende il nome dalla città dell’impero Ottomano dalla quale veniva importata la materia prima. Aspramente criticata per le sue forme falsamente religiose, oggi è sede di uffici. C’è anche un ristorante vicino alla cupola, che verso il tramonto si illumina di luci variopinte.

L’ora a cui abbiamo visto la Yenidze era anche l’ora del giorno (tipo 20.30 ormai) in cui eravamo troppo stanche anche solo per parlare. L’unica opzione contemplabile era trascinarci in ostello e crollare sui letti (a castello) che ci sarebbero stati assegnati dal tizio (super burbero) della reception. Che, tutto sommato, non era male come piano preliminare all’esplorazione della Neustadt prevista per il giorno dopo.

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