Se e quando in inverno fa abbastanza freddo, il lago di Brno ghiaccia, e lì capisci che con un lago ghiacciato ci puoi fare un sacco di cose. Davvero!
5 feb 2017. Questo post richiede due considerazioni preliminari:
1. il gioco di parole nel titolo allude alla parola ceca ‘přehrada’, che è il nome del sito a cui l’articolo è dedicato e che in ceco significa ‘diga’ o ‘bacino’;
2. il ‘Francesco’ più volte citato nel testo è un amico e collega italiano. Ha preteso che facessi il suo nome (oltre a quello di Bobby) in questo articolo, che mi sembra una richiesta ragionevole, visto che è stato lui a suggerire di andare a fare un giro intorno al lago in uno dei (pochi) sabati di non lavoriamo (leggi: per me).
Siamo scesi dal tram 1 verso le tre: da piazza Mendlovo (lo ‘snodo’ dei mezzi pubblici vicino al centro) ci si mette tipo 20/25 minuti.
Finché eravamo in tram, ero ancora mezza distrutta dai tre turni di notte che avevo appena finito (e che ovviamente hanno portato a sessioni di ascolto ripetuto, incessante e ossessivo di ‘Daysleeper’ dei REM), tanto che per un attimo ho temuto che non avrei resistito a un intero pomeriggio all’aperto – o che comunque avrei resistito male. Fra l’altro, non faceva esageratamente freddo, quindi non potevo nemmeno contare sul gelo per tenermi sveglia a vigile tutto il tempo.
Se avessi saputo come sarebbe stato, non avrei neanche contemplato la remota possibilità che mi venisse sonno. Lo so che sono sempre lì a dire che mi piacciono l’inverno, il freddo e i panorami ghiacciati, ma davvero non avrei saputo prevedere la bellezza del paesaggio che ci siamo trovati davanti dopo aver percorso la (poca) strada che dal tram porta fino al lago.
Il ‘lago’ in sé è in realtà artificiale, in quanto è il risultato della costruzione di una diga sul fiume Svratka. È noto come il ‘bacino di Brno’ o anche, come ho poi scoperto leggendo cose sull’argomento, ‘Prýgl’ (nella lingua del posto).
La prima cosa che noterete avvicinandovi al lago è l’enorme monumento a forma di ancora (bianca, ovviamente) posizionata ad arte sulla riva. La seconda è la barca-ristorante/pub lì accanto, con la rassicurante insegna della birra ‘Starobrno’ in bella vista. La terza è il lago stesso, anche se a quel punto vi ci vorrà un po’ per essere distratti da altro.
Seriamente, il bacino è come un gigantesco quadro in bianco e nero che non sta nella cornice. È come una di quelle tele ottocentesche meno note dipinte da qualche impressionista meno noto ed e-sposte nell’angolo più decentrato di una sala di museo, che poi, non essendo stata conservata benissimo, è coperta da un sottile strato di polvere.
Nel caso del bacino è la foschia che fa sembrare tutto opaco e ‘impolverato’, solo che, mentre con i quadri la polvere è per lo più indice di scarsa manutenzione, sul ‘Prýgl’ la foschia non fa che rendere il paesaggio ancora più unico.
La Přehrada è anche un manuale vivente di ‘Passatempi invernali secondo i cechi’. È incredibile quante cose si possano fare avendo a disposizione un lago ghiacciato. Nei mesi invernali la gente del posto ci passa il tempo nello stesso modo in cui di solito si passa il tempo al parco in un pomeriggio d’estate. E poi: quanta gente c’è? Da lontano le persone sembrano piccoli puntini colorati sparpagliati sulla superficie innevata.
C’è chi passeggia o corre sul lago, chi lo usa per fare sci di fondo (non finite nella loro traiettoria oppure fatelo a vostro rischio e pericolo – davvero, chiedete a Francesco), chi toglie la neve dalla superficie e ‘lucida’ il ghiaccio per poi giocarci a hockey o pattinarci e chi lo attraversa in motoslitta.
All’inizio abbiamo provato a fare due passi lungo il sentiero che costeggia il bacino, ma è durata poco, perché poi siamo dovuti andare dritti al punto, ovvero verso il lago e soprattutto sul lago.
E così abbiamo fatto. Abbiamo attraversato il lago per una quantità imprecisata di tempo e senza meta o destinazione alcuna. Non siamo arrivati fino al Castello di Veveři (che si trova su una collina affac-ciata sul lago e dev’essere veramente bello): era un po’ troppo lontano e nel giro di poco avrebbe probabilmente fatto buio. Abbiamo deciso di tornarci un’altra volta.
Intorno al lago ci sono boschi, qualche bar e ristorante, un centro sportivo che a quanto pare ha una sauna degna di nota (ma a Francesco questa cosa l’hanno detta dei non-cechi, quindi non so quanto sia affidabile su una scala da 1 a 10) e sculture a caso (preferibilmente di forma fallica, perché… perché Brno, ecco perché).
Per fare una pausa (necessaria a un certo punto) abbiamo cercato (e trovato) riparo in uno dei bar/caffè lungo il lago. Circa un’ora e un drink dopo, siamo usciti, siamo tornati sul lago e… Sembrava di essere in un posto completamente diverso da quello in cui eravamo prima. Sarà che la nebbia si era fatta ancora più fitta mentre eravamo dentro e che ormai c’era quasi buio. Il risultato era che era letteralmente impossibile dire dove finiva il cielo e dove iniziava la terra. Non c’era nessun punto di riferimento, niente che potesse aiutare a capire dove andare per raggiungere il monumento dell’ancora. Sembrava di essere sulla Luna.
Così alla fine abbiamo fatto una cosa potenzialmente molto ingenua nella sua semplicità: visto che per raggiungere il bar avevamo svoltato a sinistra, abbiamo semplicemente svoltato a destra. Non c’era anima viva, fra l’altro, che magari fa pensare a un’atmosfera spettrale, tipo da Shining, ma invece era super affascinante: eravamo immersi nella natura, nell’inverno e nel silenzio, tutto nello stesso tempo. Quando capita, di questi tempi.
Più o meno a metà strada abbiamo deciso di abbandonare il lago e proseguire sul sentiero che lo costeggiava, perché era più sicuro e meglio segnalato. LOL. Non solo ci siamo ritrovati a camminare sul ciglio della strada dove passavano le macchine (poche, per fortuna), ma anche lì c’era comunque buio pesto e non c’era nessuno. Menomale che avevamo le torce dei cellulari.
Alla fine ce l’abbiamo fatta a tornare al monumento. Prima sono riapparsi dal nulla i lampioni, quindi non era più buio. Poi c’erano persone vere che interagivano con altre persone vere, quindi non c’era più il silenzio ovattato di prima. Quando siamo tornati alla fermata del tram, tutto aveva ripreso la sua solita forma rigorosamente urbana.
A livello strettamente personale la vista del lago ghiacciato mi ha lasciato abbastanza senza parole. Il bacino è finora la più ampia superficie ghiacciata su cui ho mai camminato. Una delle cose che mi hanno colpito di più è quanto nero possa essere il ghiaccio. Sarà colpa della (scarsa) luce del giorno e/o dei detriti congelati (letteralmente) sotto la superficie, ma resta il fatto che ci ho messo un po’ a rendermi conto che stavo già camminando sul lago, perché invece sembrava quasi terra.
Probabilmente c’è un motivo se sono sempre lì a dire che mi piacciono l’inverno, il freddo e i panorami ghiacciati. Devo dire che la Brněnská Přehrada me ne ha dato qualche altro da aggiungere alla lista.