Storia di una gita fuori porta a Jegersberg, fuori Kristiansand: TANTE ninfee, spiaggette, mucche affamate e viste meravigliose. Che giornata.
L’escursione con mia mamma nella zona di Jegersberg è un altro dei mei ricordi preferiti di Kristiansand. Non credo lei sia mai stata tanto stanca quanto lo era dopo otto ore consecutive in giro per Jegersberg. È un’idola.
Per arrivare all’inizio del percorso abbiamo fatto un giro turistico perfetto. Siamo partite abbastanza presto al mattino dall’ostello, solo che era sabato, quindi le strade erano un deserto di silenzio rotto solo dal netturbino di turno e da qualche passante mattiniero. Dopo aver percorso Donningens gate e passato il ponte sull’Otra, abbiamo attraversato il quartiere Lund lungo la via Østerveien fino a che… Østerveien era finita. E adesso? Ma proprio quando abbiamo temuto di esserci perse ancor prima di cominciare, abbiamo intravisto un cartello nascosto tra le foglie: Jegersberg. Evvivaaa.
Il sentiero di Jegersberg riuscirebbe probabilmente a far sentire chiunque in pace con il mondo e con se stesso. Bastano fra i 5 e i 10 minuti per lasciarsi completamente alle spalle la città. E più o meno altrettanti perché il sentiero si faccia più ripido. E meraviglioso.
A un certo punto il sentiero passa accanto a un lago, la cui superficie si vede a malapena, dal momento che era quasi completamente coperto di ninfee. Posso dire con un buon margine di certezza di non aver mai visto tante ninfee quante ne ho viste a Kristiansand e dintorni.
Deve esserci piaciuto parecchio quel tratto, perché quando, poco dopo aver proseguito, ci siamo perse e abbiamo chiesto indicazioni, abbiamo probabilmente sbagliato sentiero. Risultato? Dopo una ventina di minuti buoni in quella che pensavamo essere la strada giusta, ci siamo ritrovate esattamente nel punto di partenza. Seriamente.
Poi, un po’ più avanti, siamo passate accanto a un altro lago, stavolta senza ninfee, ma ugualmente bellissimo e tranquillissimo.
Subito dopo aver superato quel lago, siamo arrivate a un incrocio e lì abbiamo intenzionalmente fatto una deviazione per raggiungere una spiaggetta in fondo a una discesa. Anche lì era tutto fermo e silenzioso: si muovevano solo le onde sulla riva. ‘Il suono del silenzio’ esiste, mi son detta.
Ha iniziato a piovere intorno all’ora di pranzo. (Consiglio: non chiedetevi se inizierà a piovere, chiedetevi direttamente quando succederà. Vi risparmierete una domanda.) Fra l’altro, avevamo una gran fame. Abbiamo trovato una specie di panchina-tronco sotto gli alberi lungo il sentiero, riparata dalla pioggia, e abbiamo pensato di mangiare lì. Perfetto. Ci siamo sedute e abbiamo preso i panini dagli zaini.
Tempo due morsi e abbiamo notato che c’erano due mucche giganti che ci fissavano. Stavano brucando l’erba nel prato dall’altro lato del sentiero, che era separato da quest’ultimo da un (sottilissimo) cordino. Solo che il sentiero era stretto, quindi era come se fossero proprio lì davanti a noi. Ok, facciamo finta di niente.
Dopo un terzo boccone, abbiamo guardato ancora: si erano avvicinate. Poi si sono avvicinate ancora di più. Poi di più. Non so se stessero davvero fissando noi o i nostri panini. In ogni caso, erano gigantesche. Io non ho tutta ‘sta gran familiarità con le mucche, però obiettivamente sembravano più scocciate che amichevoli. Alla fine abbiamo pensato che, tutto sommato, mangiare mentre camminavamo non era una brutta idea.
Non ha mai smesso di piovere. Abbiamo passato un altro lago, bosco, lago (stavolta con ninfee) e bosco. In tutto avremo incrociato sì e no una decina di persone. Era quasi surreale.
Poi, all’improvviso, ci siamo trovate al punto di partenza e avevamo finito il giro. Mia mamma era veramente distrutta e intanto ancora pioveva, così lei è rientrata in ostello. Io ho pensato che sarei passata di nuovo dal mio punto di osservazione preferito in Verven.
Questo post è apparso per la prima volta sul sito Norway Traveller il 6 gennaio 2017. Premete qui per dare un’occhiata 😉