Ogni anno ricordo gli attacchi del 2011 in Norvegia e, ogni volta che sono a Oslo, torno ad Akersgata. Per non dimenticare.
Se sono a Oslo, passo da Akersgata. Sempre. Akersgata è una via nel centro di Oslo in cui si trovano diversi edifici governativi e ministeriali (oltre alla sede del giornale VG, una biblioteca e il Teatro Centrale).
Akersgata è anche molto vicina al punto preciso in cui Breivik ha messo la bomba il 22 luglio 2011, proprio nel cuore del quartiere governativo (Regjeringskvartalet). Ha parcheggiato fuori da un edificio del governo un camioncino bianco carico di esplosivo e poi se n’è andato. Poco dopo aver detonato la bomba, è andato a Utøya e ha ucciso tutti quei ragazzi.
Gli attacchi del 2011 mi hanno colpito tantissimo, forse perché ero stata a Oslo fino al 21 luglio quell’anno. Senza contare che il mio hotel era molto vicino alla sede del VG. Era la mia prima volta in Norvegia.
Qualche giorno prima degli attacchi mia mamma mi aveva fatto una foto insieme alla statua del lettore del VG sulla panchina.
Il 21 luglio 2011 ho preso un caffè al Deli & Deluca accanto alla sede del VG mentre andavo in stazione, dove ho poi preso il treno per Stoccolma. Mentre ero a Oslo, sono passata davanti al sito dell’esplosione ogni mattina per lasciare l’hotel e ogni sera per tornarci.
Ho anche fatto una foto alla biblioteca che si trova dall’altra parte della strada rispetto al palazzo del VG. Un paio di giorni dopo, mentre leggevo di quel che era successo, mi sono imbattuta sul sito del Guardian in una foto incredibilmente simile a quella che avevo fatto io. La foto aveva quasi la stessa identica inquadratura, solo che c’erano detriti ovunque e feriti soccorsi dalle ambulanze*.
Mentre eravamo a Stoccolma, siamo andate a lasciare dei fiori fuori dall’ambasciata norvegese. Il pavimento lì davanti era completamente coperto di fiori, candele e ghirlande di tutti i colori. I nostri tre fiori erano dei puntini minuscoli in una tavolozza variopinta. Così tanta gente, eppure silenzio assoluto.
Ecco, è per questo che ogni anno ricordo gli attacchi del 2011 e, ogni volta che sono a Oslo, torno ad Akersgata. Non ci sono monumenti o targhe che commemorano gli attacchi**. C’è solo la pensilina del bus che fino al 22 luglio 2011 fermava lì. È rimasta così com’era.
La pensilina stessa funziona un po’ come memoriale dell’attacco. C’è un cartello lì accanto, che dice: ‘Il bus non ferma qui’. C’è anche una teca in vetro, che prima si trovava fuori dalla sede del VG ed è stata danneggiata dalla bomba. Dopo gli attacchi l’hanno messa sotto la pensilina, senza ripararla.
Nella teca sono ancora esposte, tutte in fila, le pagine dell’edizione del VG del 22 luglio 2011. Le crepe nel vetro, tutto segnato, alludono a quanto accaduto, mentre dalle pagine ingiallite si capisce quanto tempo è passato da quando sono state stampate.
Ero sconvolta quando ho scoperto cos’era successo grazie a un paio di sms di gente che mi chiedeva se andava tutto bene. Io e mia mamma eravamo state in giro a Stoccolma quel giorno ed eravamo rientrate solo verso le 5. Quando ho letto degli attacchi non ci potevo credere.
Cose brutte succedono ogni giorno e ci stiamo sempre più abituando al peggio. Il che la dice lunga sul triste mondo malato in cui viviamo. Insomma, a volte fa proprio schifo.
Ma gli attacchi del 22 luglio 2011 sono stati così efferati, portati a termine in modo così spietato e con una coincidenza di tempo e luogo così incredibile rispetto a quando ero là, che non posso veramente fare a meno di ricordarli ogni anno, né di andare ad Akersgata sempre, ogni volta che mi trovo a Oslo.
* Metterei le foto nell’articolo, ma purtroppo sono andate perse (insieme a tante altre) quando nel 2015 mi hanno rubato lo zaino con il computer (e tutti gli altri supporti su cui avevo back up vari delle mie cose).
** Ho poi scoperto che in Akersgata ha aperto il ’22-juli-senteret’ (Centro del 22 luglio), che ospita una mostra sugli attacchi del 2011.