Altre cose belle di Trondheim: la fortezza di Kristiansen, il museo Ringve, la spiaggia di Korsvika col sole e il tramonto a Ravnkloa.
Sapevo che il Trondheimsfjord e la Bymarka in due giorni erano troppo, ma non potevo non andarci e vedere più che potevo di entrambi. E infatti è stato fantastico e meraviglioso, anche se mi ha lasciato del tutto incapace di muovermi e camminare come una persona normale per le 48 ore successive. Mi facevano male anche muscoli che non avevo mai saputo di avere.
Il che spiega perché ho passato tutto l’ultimo giorno a Trondheim camminando e muovendomi al rallentatore. Nei posti che ho visto ci sono arrivata al rallentatore. Ho fatto le foto, attraversato la strada e trascinato il mio bagaglio al rallentatore. Ho fatto le scale e le salite mooolto al rallentatore. Ho anche mangiato e bevuto al rallentatore.
La mattina, per prima cosa, mi sono trascinata (ovviamente al rallentatore) alla fortezza di Kristiansten, la fortezza di Trondheim. La passeggiata è breve e tranquilla e porta dritti dritti sulla cima di una collina.
La fortezza è una costruzione talmente perfetta da sembrare finta, invece è verissima. Costruita verso la fine del XVII secolo, è un cubo bianchissimo con piccole aperture ovali scavate nelle spesse pareti, mentre il tetto scuro sembra un coperchio accuratamente poggiato sulla cima. È stata eretta su un terreno rialzato che si trova proprio in mezzo al prato.
I suoi bastioni, che inizialmente dovevano proteggere la fortezza contro gli attacchi nemici, ora garantiscono al visitatore una bellissima vista a 360 gradi su Trondheim. Cioè, è bellissimo. Fra l’altro, ero lì al mattino abbastanza presto, quindi c’erano una pace e un silenzio che davano alla fortezza un aspetto ancora più solenne.
Scesa dalla collina, sono riuscita ad arrivare al Museo della Musica (il Ringve). La sua mostra di strumenti musicali è veramente incredibile. Davvero, mi chiedo se ci sono collezioni simili anche da qualche altra parte. Al Ringve ho scoperto l’esistenza di strumenti che neanche avevo mai sentito nominare prima, tanto che mi sono veramente chiesta se ero io il problema o se effettivamente molti erano piuttosto particolari.
Nella sala principale è esposta una quantità incalcolabile di strumenti musicali in rigoroso ordine cronologico. La stanza più piccola comprende invece strumenti e oggetti, divisi per regioni del mondo, che possono comunque essere usati per produrre suoni. Alcuni sono lì pronti per essere suonati! Super divertente.
Ho avuto un mezzo colpo quando in una teca ho visto che c’erano, insieme a un piccolo tamburo e due piccoli piatti, anche… due Nokia 3310. LOL. Quando è arrivato sul mercato, il Nokia 3310 era il cellulare più moderno, quello che tutti volevano. Cavolo, quanto sono vecchia.
Mentre stavo per avviarmi verso il centro, ho notato che la costa (ovvero il fiordo) era vicinissima al Ringve, così ho pensato di tornare in città passando di lì. Mi sono ritrovata su una spiaggetta tranquilla con un fazzoletto di sabbia incastrato fra le rocce. ‘Una pausa ci sta un sacco’, mi son detta.
All’improvviso ho realizzato: ‘Ma io qui ci sono già stata!’
Ero passata di lì solo 48 ore prima, mentre tornavo da Væesholmen. Avevo anche fotografato esattamente la stessa spiaggia (ecco un promemoria). Era la spiaggia di Korsvika! Solo che 48 ore prima il tempo era talmente orribile che era dura capire che si trattava dello stesso posto. Adesso faceva caldo, c’erano il sole e il cielo senza nuvole e anche il mare era di un blu intenso e brillante. Quando si è placato l’entusiasmo, ho fatto ancora qualche foto, poi sono crollata sulle rocce e mi sono addormentata.
Dopo il pisolo della vita, ho mangiato il mio panino e mi sono ritrascinata verso il centro, dove ho passato un paio d’ore a vagare senza meta e a sedermi su tutte le panchine di Trondheim. Sì, ero così stanca. Ma sono riuscita a fare la foto al Bryggen dal ponte vecchio con il cielo sereno.
A un certo punto mi sono convinta che prima o poi sarei dovuta tornare all’ostello a recuperare il bagaglio e poi dirigermi verso la stazione. ‘Senti, fallo e non pensarci più’, mi son detta.
Sono rimasta seduta a Ravnkloa a vedere il tramonto (bellissimo) più a lungo che ho potuto, finché non era davvero ora di andare in stazione. Non sapevo bene come salutare Trondheim, per cui ho deciso di non farlo. Così, avrei avuto qualcosa in sospeso e avrei saputo di doverci tornare almeno un’altra volta.