La Bymarka è una riserva naturale 2 km a ovest di Trondheim. Un microcosmo di sentieri e viste mozzafiato che difficilmente dimenticherete.
Non sono neanche le tre del pomeriggio, ma oggi si prospetta come uno dei giorni più lunghi della mia vita. È da cinquanta minuti che cammino su questo sentiero e non ho la più vaga idea di dove mi trovi. E non c’è anima viva a cui chiedere indicazioni.
Un paio d’ore fa, ho lasciato il rifugio Grønnlia per scendere verso il lago Skjellbreia. Che vista magnifica. Il riverbero era talmente forte che l’acqua sembrava fatta d’argento e si fondeva con il cielo. C’erano tante piccole libellule blu che svolazzavano ovunque e un piccolo ponte in legno che sembrava messo lì ad arte per chi volesse fare una foto perfetta.
È bastato poco perché finisse l’idillio: il sentiero è diventato strettissimo e pieno di fango. Lì, in quel momento, ho maledetto me stessa per la seconda volta in poche ore per non aver messo in valigia gli scarponi o, almeno, le scarpe da corsa. Così mi sono ritrovata a girare la riserva naturale della Bymarka (circa due chilometri a ovest di Trondheim), dopo una notte di pioggia torrenziale, con su un paio di Tiger logore. Ho i piedi fradici praticamente da quando sono arrivata nella riserva.
Quando ero ancora al rifugio ho guardato i cartelli che indicavano i sentieri in salita. Uno indicava il rifugio ‘Skistua’, che, insieme al Grønnlia, è uno dei punti di riferimento principali della Bymarka. Ecco, vado lì, ho pensato. Il sentiero non era proprio facilissimo, ma era meraviglioso. Era un sentiero stretto stretto coperto di terra un po’ fangosa e radici. Le radici erano così fitte che sembravano una ragnatela e ogni tanto formavano quasi dei gradini naturali. Se anche ci fosse stato il sole (che comunque non c’era), non credo me ne sarei accorta, tanto erano fitti i rami sopra di me. Vedevo a malapena il cielo.
Dopo quasi due chilometri in salita, il sentiero andava giù. C’erano altri cartelli che indicavano la direzione di Skistua, ma lì sulla sinistra c’era anche un altro lago. Ho pensato fosse il Vintervatnet e sono corsa verso la riva a sentire l’acqua, che era gelida e trasparente. Lì in piedi sul lago, mi sono guardata intorno per realizzare quanto fosse immensa e infinita la natura che mi circondava. Le uniche tracce di presenza umana erano i cavi dello skilift (chiuso) accanto al lago. Il silenzio della natura era talmente forte da farmi sentire piccolissima.
Sarei voluta restare un po’ di più, ma non era il caso: già non avevo idea di dove fossi e, in più, ci avrei messo un attimo a ritrovare la strada, così sono tornata verso il sentiero. Solo che, come era prevedibile, ho ovviamente sbagliato strada e non ho ripreso il sentiero per Skistua che stavo seguendo prima. Mi sono invece ritrovata a camminare su un ampio sentiero in ghiaia.
E così eccomi qui, al punto in cui non ho idea di dove io stia andando. Il cielo è coperto e mi aspetto che piova da un momento all’altro. All’improvviso, ecco altri cartelli. Proprio mentre li passo tutti attentamente in rassegna, lo vedo: ‘Storheia 2.2 [km]’. È da stamattina che in cuor mio voglio andare in cima a quella montagna ma, non avendo gli scarponi, ho pensato che mi sarei accontentata di fare altri percorsi della Bymarka. Quindi tecnicamente non sono io che ho cercato questo cartello, ma è lui che per puro caso ha trovato me. Decido all’istante, senza dubbio alcuno: vai.
I tre quarti d’ora successivi comprendono i seguenti elementi:
1. Fango, fango ovunque. Perfino le assi di legno che coprono il sentiero fangoso sono fangose.
2. Rocce scivolose. Un paio di volte mi sono aggrappata d’istinto al rametto di uno degli alberelli che costeggiavano il sentiero. (Come se poi un rametto mi potesse reggere se rischiavo di cadere. Ma in qualche modo funziona.)
3. Il cielo. Adesso c’è il sole, fa caldo e il cielo diventa sempre più sereno man mano che mi avvicino alla cima. Sono troppo concentrata sulle rocce ripide per perdermi troppo a lungo a guardare il cielo, ma ogni tanto devo per forza alzare gli occhi: non me lo posso perdere.
4. Avete presente quando state facendo un’escursione in montagna, siete quasi in cima e, raggiunto un piccolo spiazzo pianeggiante già molto in alto, vi dite: ‘Sììì, ce l’ho fatta!’? Solo che, proprio mentre vi guardate intorno per rendervi conto che ce l’avete fatta davvero, notate sulla vostra sinistra quella che è la vera cima della montagna, su cui svolazza una piccola bandierina norvegese.
‘Oddio aspetta, quella è la cima!’, mi dico ad alta voce e mi dirigo in quella direzione. Mi viene un po’ da ridere (e anche un po’ da darmi della tonta), ma alla fine in cima (quella vera) ci arrivo.
Ecco, questa è la bellezza nella sua forma più pura. Sono qui, completamente sola, sulla cima di una montagna. C’è il vento forte che mi soffia nelle orecchie, le montagne sono verdi, coperte di alberi, mentre qua e là si aprono aree rocciose e un paio di laghetti che da qui hanno un colore blu intenso. L’aria è pulita, trasparente, proprio come il cielo chiaro e limpido.
Non esiste un modo per descrivere a parole l’immensità di una vista a 360 gradi dalla cima di una montagna, quindi non ci provo nemmeno. È talmente incredibile e meraviglioso.
Mi sento talmente piccola e insignificante che riesco a malapena a restare in piedi. Cioè, proprio letteralmente: sono qui accovacciata e goffamente aggrappata alla roccia. Continuo a girarmi da una parte e dall’altra per essere sicura che non mi sto dimenticando di guardare niente.
Mi ci vuole un quarto d’ora buono a riprendermi. Poi, dopo aver guardato l’orizzonte ancora una volta, comincio a scendere. Quando raggiungo la fermata del tram, sono talmente sopraffatta dalle otto ore appena trascorse che fatico a credere sia successo tutto quello che è successo.
Se tornassi nella Bymarka, partirei già con gli scarponi e mi terrei la mappa a portata di mano tutto il tempo. Di solito sono un pochino più abile come escursionista.
Ma in fondo, nulla è più bello dello scoprire un posto solo quando in quel posto ti ci trovi per caso. Nulla è più bello del non sapere, per una volta, tutto già in partenza, e pure non sentire il bisogno di saperlo. La Norvegia è il mio vero posto del cuore, è uno di quei posti in cui la natura dà il meglio di sé. Le montagne rocciose incontrano l’acqua del mare e tutto sembra essere esattamente lì dove è giusto che sia. La Bymarka è la conferma di tutto ciò.
Nota a margine su come arrivare: dal centro di Trondheim prendete il tram 1 per Lian (la fermata è all’inizio di St Olavs Gate, una laterale di Kongens gate) oppure il bus 10 per Skistua (la cui fermata è in Kongens gate).
Questo post è apparso per la prima volta sul sito Norway Traveller il 17 ottobre 2016. Premete qui per dare un’occhiata 🙂