Un giro sull’isola di Munkholmen, appena al largo della costa, e un giro lungo il corso del Nidelva, ovvero Come passare una splendida giornata a Trondheim.
All’inizio avevo meditato di andare a Munkholmen un altro giorno, perché il primo giorno volevo rimanere in centro. Solo che, quando sono arrivata a Ravnkloa, la piazza del mercato del pesce, ho visto per puro caso che le barche per Munkholmen partivano da lì e una partiva per l’isola proprio di lì a qualche minuto. Coincidenza? Non credo.
L’isola si trova circa 2 km al largo della costa, quindi il viaggio in barca dura giusto una decina di minuti. Poi bisogna aspettarne (almeno) altri cinquanta, prima che arrivi la barca successiva, che a sua volta fa scendere i passeggeri e poi riporta a Trondheim chi ci sale.
Munkholmen (letteralmente ‘Isola dei Monaci’) era in origine usata come luogo di esecuzioni capitali, finché nel Medio Evo non sono arrivati i monaci benedettini, che ci hanno costruito un monastero (da cui il nome ‘Munkholmen’). Nel corso dei secoli, la struttura è poi diventata prigione, forte (come dimostrano le mura lungo il perimetro dell’isola) e dogana.
L’isola è molto piccola, di forma più o meno circolare, se non fosse per una sottile striscia di sabbia che sparisce nell’acqua al largo di un lato della costa. Sembra così misteriosa da lontano.
In una giornata estiva di sole turisti e gente del posto riempirebbero probabilmente la barca fino all’orlo e poi andrebbero tutti verso la striscia di sabbia a prendere il sole. Il tempo, però, era proprio brutto e faceva pure freddo, quindi la barca non era piena.
Appena scesa sull’isola, ho fatto amicizia con una papera solitaria e ho fatto un giro intorno all’isola, fotografandone i punti più suggestivi: il mare argentato che si fonde con il cielo, pure grigio; la striscia di sabbia e il forte, tondo e massiccio, in mezzo all’isola. Ci ho messo circa un quarto d’ora a fare tutto, ma la barca sarebbe arrivata solo dopo circa trentacinque minuti.
C’era anche un piccolo bar, ma non mi andava di stare al chiuso, così sono tornata al punto di attracco della barca. Avevo visto che da lì si poteva accedere a una striscia di ghiaia mista a sabbia, tipo una spiaggia. Ho un posto sulle rocce e, da lì, mi sono messa a guardare il paesaggio. Era ipnotico e ho finito per restare lì finché non è tornata la barca. Pioveva, il vento soffiava forte e le onde, basse, si frangevano appena sulla riva.
Non c’era nessuno lì intorno, solo degli uccelli buffi che frugavano nella ghiaia con i loro becchi arancioni allungati [che ho poi scoperto essere beccacce di mare – ne ho viste UN SACCO quando sono stata alle Isole Faroe!]. La sirena che annunciava l’arrivo della nave per Trondheim ha suonato decisamente troppo presto.
Tornata da Munkholmen, mi sono accorta che potevo stare in giro ancora qualche ora prima di tornare in ostello. Ho guardato la mappa e ho notato che c’era un sentiero lungo e un po’ tortuoso che costeggiava il corso del fiume. Dovevo dare un’occhiata.
Dopo aver camminato lungo il Nidelva due ore di fila, posso dire con ulteriore certezza: Trondheim, mi hai veramente conquistata. Cioè, un percorso del genere nel cuore della città? Cos’altro serve? Il sentiero è tutta una sequenza di angoli tranquilli, spazi verdi, ponti che appaiono dal nulla e gabbiani.
A un certo punto ho visto lì nel prato un gabbiano con una zampa sola, così ho pensato di dargli qualcosa. Ho frugato nello zaino per recuperare del pane raffermo del giorno prima, quando mi sono accorta che già ero circondata da qualche decina di gabbiani e cornacchie, che aspettavano pazientemente che li nutrissi.
Ho pensato di lasciar cadere le briciole e togliere il disturbo senza dare nell’occhio. In quel momento, fra l’altro, pioveva anche parecchio e io ero zuppa già da un po’: mi son detta che era ora di attraversare il ponte lì vicino e tornare in ostello.
Dopo aver visto così tante cose e posti belli in un giorno solo, cos’altro potrei dire se non: oh Trondheim.