Di come salutare quando si riparte e, soprattutto, di quanto è difficile farlo. Di cieli rosa, amicizia e, sì, altro cibo buonissimo.
Andare via da casa di Andi era un po’ come lasciare un posto visto per la prima volta 48 ore prima e che ti veniva spontaneo chiamare ‘casa’ da 47 ore e mezzo.
Appena siamo ripartite con Trubi, è venuta giù una pioggia torrenziale tremenda per una buona mezz’ora. Poi, in un attimo, un pezzo di cielo è diventato un’esplosione rosa. È durata poco, ma era incredibile: le nuvole verso l’orizzonte sembravano senza massa, polverizzate in una foschia cangiante.
Salutare Trubi non è stato meno difficile, ma a nessuno di noi piacciono i piagnistei, quindi l’abbiamo fatta breve. Tutti e cinque amiamo il corridoio italo-bavarese abbastanza da prendercene cura come merita.
Tralasciando il fatto che non vedo l’ora di tornare in Baviera e spero succederà presto, c’è una cosa sopra ogni altra che non potrò scordare mai, ed è l’accoglienza incredibilmente calorosa che abbiamo ricevuto dalla famiglia di Andi. Quando siamo rientrati dopo aver visto il tramonto, nella veranda abbiamo trovato la tavola apparecchiata e i genitori di Andi lì seduti ad aspettarci. La cena era deliziosa.
Andi e sua mamma hanno cucinato per noi tutto il weekend, ci hanno dato una stanza e un bagno tutti nostri e ci hanno portato in giro per casa. Casa che, come direbbe chiunque ci è stato, emana calore e amore nella sua forma più semplice e autentica.
E che dire di Trubi, che ha attraversato il centro di Monaco all’ora di punta per venire a prenderci in stazione, così io e Bobby non dovevamo aspettare i treni successivi e arrivavamo a Samerberg tutti e tre insiem. E che poi ci ha portato di nuovo a Monaco, prima di farsi un’altra ora e mezzo di viaggio per arrivare a Regensburg.
È sempre bello sentire Andi e Trubi e riuscire a incontrarci con loro almeno una o due volte l’anno. Ed è ancora più bello, dopo aver passato un po’ di tempo con loro, pensare, ogni volta, che fortuna avere amici così.