Il Nono Forte è una fortezza del XVIII secolo usata come prigione e campo di sterminio. Tappa obbligatoria quando si è a Kaunas.
Il tempo che non abbiamo passato in centro l’abbiamo passato tutto al Museo del Nono Forte, fortezza del diciannovesimo secolo usata all’occorrenza come prigione, campo di tortura e campo di sterminio dai lituani, dai nazisti e dai sovietici.
La visita vale assolutamente il viaggio in bus, che non è dei più immediati. Ok, il problema del bus è dovuto in parte alla ristrutturazione della stazione, per cui non sapevamo dove fermasse il bus per il Forte. C’è da dire che non sapevamo neanche quale bus portasse al Nono Forte.
In breve, ci siamo ritrovate su un bus che foorse ci avrebbe portato a destinazione. Grazie a una signora che parlava lituano e a una ragazza che parlava inglese siamo scese a quella che pareva la nostra fermata. In lontananza vedevamo l’autostrada e… nient’altro. Se non avessimo avuto sul cellulare una foto del percorso dalla fermata del bus all’ingresso del museo, non so veramente come l’avremmo trovato. Questo per dire, che mi stupisce che il Forte non sia servito un po’ meglio dai mezzi. Visitare il museo non fa che rafforzare questa convinzione.
Non mi soffermerò più di tanto sulla visita al Forte, alla prigione e al monumento commemorativo. Negli ultimi anni ho visto diversi musei sull’occupazione nazista e/o sovietica di paesi dell’Est Europa, e posso dire con certezza che il Nono Forte è uno dei più intensi in cui sono stata finora.
Fra l’altro si trova in mezzo al nulla, è circondato solo da prati e il grigio del cemento dell’edificio si fonde con il grigio del cielo. Non mi stupirebbe se lì ci fosse sempre il vento, il cui rumore attenua il silenzio assordante che c’è nell’aria.
Il secondo giorno a Kaunas, in teoria, dovevamo andare alla Collina delle Croci. Se effettivamente ci fossimo andate, avremmo girato Kaunas solo un pomeriggio. Tutto sommato, sono contenta che abbiamo cambiato programma.
Almeno abbiamo potuto visitare il Nono Forte, vedere il castello e salire sulla collina. Almeno ho avuto tempo di cambiare idea su Kaunas e vedere che, sì, è grigia e tranquilla, eppure vibrante e vivace allo stesso tempo. Il che dimostra ancora una volta quanto l’apparenza inganni davvero, a volte.
Quanto alla Collina delle Croci, ci si arriva facilmente anche dalla Lettonia. La prossima volta.